Santa Maria Antiqua scrigno della pittura medievale

Santa Maria Antiqua: un capolavoro celato per dieci secoli

La Chiesa di Santa Maria Antiqua è sicuramente uno dei siti più affascinanti da visitare nel Foro Romano, basti il fatto che è stata definita “la Cappella Sistina del Medioevo”. Al suo interno, infatti, si conservano affreschi di straordinaria bellezza ed importanza per la comprensione delle evoluzioni stilistiche nel periodo di transizione dal mondo antico all’epoca medievale.

Santa Maria Antiqua dopo trent’anni di restauri

Oggi, la chiesa è visitabile seguendo il percorso di visita del Foro Romano, ma fino al 2016 era chiusa al pubblico. Per più di trent’anni l’edificio è stato studiato e sottoposto a delicati interventi di restauro che hanno consentito di comprendere meglio il susseguirsi delle numerose campagne decorative.

Le decorazioni parietali sono state rese più leggibili ai visitatori anche con il sussidio di istallazioni multimediali, che con un gioco di luci rendono più facile la distinzione delle varie fasi pittoriche.

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Interno Santa Maria Antiqua (©Steven Zucker)

La riscoperta di Santa Maria Antiqua

Si deve al famoso archeologo Giacomo Boni la riscoperta dell’antica chiesa. Infatti, in seguito al terremoto dell’847 il sito fu danneggiato a causa di pesanti crolli degli edifici collocati sopra il Palatino. La chiesa venne abbandonata e rifondata vicino al tempio di Venere e Roma come S. Maria Nova.

Solamente l’atrio rimase in uso per qualche secolo come Cappella di S. Antonio. Di fatto, la vita della chiesa si fermò all’847, permettendo di conservare importanti testimonianze pittoriche antiche che, se non fossero state celate dal crollo, avrebbero subito molto probabilmente ridipinture e modifiche.

Con gli scavi del 1900 si apre un nuovo capitolo per la Chiesa di Santa Maria Antiqua. Sin da allora archeologi, storici dell’arte e restauratori cercano di ricostruire la storia di questo complesso, che ebbe un ruolo centrale nell’affermazione del Cristianesimo. Innanzitutto, era necessario stabilire l’epoca di fondazione della chiesa.

Da una lettera di Boni sappiamo che nel corso degli scavi furono rinvenute delle monete dell’imperatore Giustino (518-527) al di sotto della base di una delle colonne. Probabilmente queste vi erano state poste al momento della riconversione dell’edificio al culto cristiano. Furono allora apportati degli ammodernamenti da collocarsi, quindi, nell’epoca del dominio dei Goti con la reggenza di Teodorico (491-526).

La struttura della chiesa riutilizza un più antico complesso architettonico risalente all’imperatore Domiziano (81-96). L’ambiente era probabilmente un vestibolo monumentale che conduceva ai palazzi imperiali attraverso una rampa coperta tuttora esistente. Il quadriportico originario fu trasformato in tre navate e l’aula nel fondo divenne il presbiterio, a cui fu aggiunto l’abside solo in una seconda fase, intorno alla seconda metà del VI secolo.

Santa Maria Antiqua e 250 metri quadri di affresco

La vera eccezionalità di questo edificio di culto è la traccia lasciata da vari personaggi, che per circa tre secoli hanno commissionato l’esecuzione di affreschi. I circa 250 metri quadri di dipinti sono una testimonianza unica dell’arte bizantina, di cui conosciamo poche opere coeve a causa delle massicce distruzioni avvenute con la diffusione dell’iconoclastia.

La porzione di affresco più celebre di Santa Maria Antiqua è quella a sinistra dell’abside. Si tratta della cosiddetta parete “palinsesto”, ovvero la stratificazione di diverse fasi decorative, chiaramente visibili a causa della caduta di parti dei vari intonaci. Dall’osservazione ravvicinata di questa parete, è stato possibile distinguere quattro fasi decorative.

Abside, parete palinsesto (©Steven Zucker)

La parete palinsesto

Maria Regina in trono adorata da un angelo alla sua destra realizzata nella prima metà del VI secolo in stile severo, tipico del periodo tardo-antico. In origine, il riquadro si estendeva a sinistra, completava quindi la scena un altro angelo adorante, poi distrutto in seguito all’apertura del vano dell’abside. Inoltre, dall’osservazione della superficie muraria è stato riscontrato come questo riquadro sia stato inserito in precedente strato di intonaco, tagliato e scavato per inserire Maria Regina, mantenendo la cornice decorativa.

Annunciazione di cui sono visibili solo due frammenti con il viso della Madonna e quello dell’angelo annunciante. Tra tutti i volti che possiamo vedere sulla parete, questi sono sicuramente quelli più naturalistici, resi con poche pennellate ma che ci restituiscono effetti illusionistici di profondità spaziale.

I Santi Giovanni Crisostomo e Basilio che reggono in mano dei cartigli con testi tratti dal concilio lateranense del 649. Dunque, ciò permette di datare lo strato al pontificato di Papa Martino I (649-655). Le due figure fanno parte della serie dei Padri della Chiesa orientale completata sul lato opposto dell’arco.

S. Gregorio Nazianzeno è l’ultimo strato, quello quindi più recente e che corrisponde alla decorazione di tutta la zona presbiteriale sotto papa Giovanni VII (705-707).

La parete palinsesto viene spesso confrontata con le altre pitture presenti nella chiesa, al fine di stabilire meglio sulla base di confronti stilistici in quali anni furono realizzati.

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Parete palinsesto, VI-VIII secolo

Quadri votivi

A partire dal VII secolo, alla decorazione dell’abside si aggiunsero una serie di riquadri votivi. Ne è un esempio quello con la scena di Salomone, la madre dei Maccabei, stilisticamente vicina all’Annunciazione e ai Santi orientali, quindi con i tratti che restituiscono la volumetria dei corpi.

Questo modo di dipingere fu ripreso anche in altre parti della decorazione, come nelle figure della S. Anna sulla parete destra del presbiterio e della S. Barbara su un pilastro della navata, fino anche alla scena dei Tre giovani nella fornace e nella Déesis.

In questi anni, quindi, si assiste alla crescente importanza di questo edificio di culto tanto che le decorazioni aumentarono e subirono modifiche anche in tempi brevi. Come ad esempio l’Annunciazione raffigurata su un pilastro della navata centrale, ridipinta dopo pochissimo tempo dal primo strato ancora visibile.

Salomone madre dei Maccabei (©Steven Zucker)

Giovanni VII a Santa Maria Antiqua

Il papa che più di tutti abbellì questa chiesa fu Giovanni VII, al soglio pontificio per soli due anni dal 705-707. Dalle fonti antiche sappiamo che questo papa aveva stabilito la sua residenza nei pressi di questa chiesa, più precisamente nel palazzo del Palatino. Nutrendo una grande devozione per Maria, si adoperò molto nella decorazione di un oratorio dedicato alla Vergine eretto a ridosso della controfacciata di S. Pietro in Vaticano, di cui oggi restano solo poche testimonianze, e proprio di Santa Maria Antiqua.

La campagna decorativa intrapresa da Giovanni VII è una delle più unitarie ed estese. Furono affrescati il presbiterio, il diaconio e le transenne divisorie della navata. Significativa è anche la scelta dei temi: la Crocefissione di Cristo si trova al centro dell’arco trionfale, affiancata da Maria e S. Giovanni Evangelista, con al di sopra serafini in volo e sui lati schiere di arcangeli adoranti. Nella fascia sottostante è raffigurato un gruppo di figure, probabilmente beati in attesa dell’Apocalisse, radunati in adorazione al Crocefisso.

Dal punto di vista stilistico, anche in questo caso si è parlato di maestranze orientali, capaci di una pittura fortemente influenzata dal retaggio classico, in linea anche con quella che doveva essere la cultura del papa che aveva origini greche.

Santa Maria Antiqua
Crocefissione, arco absidale (©Angelo Rubino)

La cappella di San Teodoto

A sinistra del presbiterio si trova la cappella nota con il nome del suo committente Teodoto che, tra i molti incarichi ricoperti, fu anche amministratore civile dell’istituto diaconale di Santa Maria Antiqua. Al di sopra di finto velario dipinto, sono raffigurati vari episodi del martirio di Quirico, affiancati da pannelli dedicatori con il committente da solo e la sua famiglia davanti alle immagini della Vergine e dei santi titolari della cappella.

Probabilmente si voleva sottolineare il carattere privato della Cappella. La presenza dei ritratti di papa Zaccaria (741-752) e Teodoto con nimbo quadrato sottolinea che la decorazione risale a quando questi erano ancora in vita.

Santa Maria Antiqua
Cappella San Todoto (©Ilaria Arcangeli)

L’ultima campagna decorativa con papa Paolo I

Si deve a papa Paolo I’ultima imponente campagna decorativa di Santa Maria Antiqua. Fu ridecorato l’abside con la figura di un maestoso Cristo in trono fra tetramorfi. Le navate laterali accolsero in alto le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento, in basso la serie dei Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente.

Nonostante la Vergine abbia un ruolo centrale, si sceglie di dare maggiore risalto alle storie di Cristo, forse in ragione degli accadimenti più recenti. Nel 754 si era svolto il concilio di Hieria in cui il papa aveva ribadito l’iconofilia di Roma, ovvero la volontà di rappresentare Cristo in immagine, come accade a Santa Maria Antiqua.

Santa Maria Antiqua
Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente e Storie Antico e Nuovo Testamento (©Steven Zucker)


Ilaria Arcangeli per Questione Civile

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