Monuments men and women: e i bibliotecari?

Monuments men

Il ruolo dei bibliotecari come monuments men e women.

Le parole Monuments Men ci riportano immediatamente alla memoria il noto film diretto e interpretato da George Clooney. I“Monuments Men and Women” erano un gruppo di circa 345 persone, donne ed uomini di 14 nazioni diverse, che volontariamente durante la Seconda guerra mondiale, diedero vita alla Monuments, Fine Arts, and Archives (MFAA) dell’esercito americano. Tra il 1943 e il 1945 salvarono dalla distruzione e dalla dispersione preziosissime opere d’arte.

In Italia sono forse note le vicende di alcuni personaggi che hanno lavorato al trasferimento delle opere d’arte; in particolar modo da musei e chiese a luoghi isolati e che si credevano più sicuri. Le loro storie riemergono dalle testimonianze dirette, ma anche da lettere e documenti ufficiali dell’epoca.

Pasquale Rotondi, Palma Bucarelli, Fernanda Wittegns, soprintendenti dell’allora Ministero dell’Educazione Nazionale, sono i più conosciuti monuments men e women italiani, di cui Massimo Martella ne ricostruisce le storie nei suo film “Nel nome di Antea” solo nel 2018. Ma in questa ricostruzione delle pericolose operazioni di salvataggio poco si parla di alcuni loro colleghi del Ministero dell’Educazione Nazionale: i bibliotecari.

La Biblioteca Luigi De Gregori e l’impegno alla riscoperta dei bibliotecari monuments men

Lo scorso 19 maggio presso il Salone del libro di Torino si è iniziato a riportare alla luce le storie dei bibliotecari che salvarono il nostro Patrimonio librario. Un’impresa questa che ha già visto i primi risultati con la pubblicazione sul sito della Fondazione Monuments Men delle biografie di alcuni dei protagonisti. Claudia Arletti de Il Venerdì di Repubblica ha moderato l’incontro, mentre Vincenza Iossa, bibliotecaria della Luigi De Gregori presso il Ministero dell’Istruzione, ne ha curato l’organizzazione.

Conferenza: Monuments men (and women) di ieri e di oggi: e i Bibliotecari?, Torino, 19 maggio, organizzata dall’Associazione Italiana Biblioteche e dal Salone del libro di Torino

Grazie al supporto di Enzo Borio del Comitato Esecutivo Nazionale dell’Associazione Nazionale Biblioteche è stato possibile affrontare questo tema dimenticato alla presenza di un pubblico interessato e partecipativo. Sono intervenuti Andrea Paoli principale esperto della storia delle biblioteche italiane e il Comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio, Roberto Riccardi.

La riscoperta dei bibliotecari che salvarono il nostro patrimonio insieme ai loro colleghi storici dell’arte è partita dalla Biblioteca del Ministero dell’Istruzione; oggi intitolata a Luigi De Gregori. Da qualche anno grazie alla passione e determinazione di Vincenza Iossa è tornata ad essere “un posto dove la storia viene alla luce” (N. Cousins). E proprio in questo contesto il coraggio di uomini e donne che durante la Seconda guerra mondiale salvarono il nostro patrimonio librario riemerge da quegli stessi libri che ci hanno fortunatamente consegnato.

Monuments men: Luigi De Gregori e gli altri bibliotecari

Luigi De Gregori è il nome di colui che è stato un grande bibliotecario italiano. Durante il secondo conflitto mondiale il Ministero scelse di incaricarlo per mettere in salvo il nostro patrimonio librario. Attorno a lui lavorarono numerosi altri personaggi che meritano di essere studiati e ricordati.

Come racconta Andrea Paoli, la storia di questi salvataggi ha inizio intorno al 1934-1936 quando negli uffici del Ministero si decise come proteggere i beni culturali – opere d’arte, monumenti, libri – in caso di guerra. L’operazione fu chiamata “protezione antiaerea” poiché si pensava che i maggiori danni potessero essere causati proprio dai bombardamenti aerei. Le biblioteche si organizzarono dividendo i libri in tre categorie: A, B, C.

Quelli di tipo A erano i più preziosi e andavano protetti attraverso il loro trasferimento in luoghi come abbazie o castelli, allontanandoli il più possibile dagli obbiettivi militari. Il gruppo B invece racchiudeva i libri a stampa come le cinquecentine e le seicentine e dovevano essere sposati dagli scaffali e portati nei sotterranei delle biblioteche o in locali simili. Infine, i libri di gruppo C vennero lasciati sugli scaffali. Oltre a queste operazioni furono istituite delle pattuglie che di notte avrebbero dovuto sorvegliare questi luoghi con estintori e sabbia pronti a spegnere eventuali principi di incendio.

Le operazioni di salvataggio del patrimonio librario

Dopodiché, nei primi mesi del 1940 vennero individuati una decina di ricoveri. A partire dal 4 giugno i libri vi furono trasferiti ed entro la fine di luglio tutti i libri di tipo A sono al riparo. Nel 1942 i bombardamenti su alcune città italiane, come Milano, Torino e Genova aumentarono. Ad esempio, la Biblioteca Nazionale di Torino, che già era stata danneggiata da un incendio nel 1901, fu completamente distrutta e perde 160.000 volumi di gruppo C che erano sugli scaffali.

In seguito, anche allo sviluppo di ordigni sempre più pericolosi si capì che anche i libri di tipo B non erano più al sicuro. Tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943, nonostante le grandi difficoltà di reperimento dei materiali per imballate e trasportare i libri, iniziò la seconda operazione di trasferimento anche dei libri di tipo B nei ricoveri, che aumentarono da 10 a 20. Dietro questi trasporti c’erano bibliotecari e bibliotecarie dello Stato che sotto la guida dei loro direttori salvarono il nostro immenso patrimonio.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’Italia si divise e le operazioni di coordinamento proseguirono da Padova. Luigi Ferrari direttore della Biblioteca Marciana di Venezia, antifascista e grande intellettuale, autorizzò i Bibliotecari a muoversi in autonomia valutando lo smantellamento dei ricoveri man mano che il fronte e le truppe alleate procedevano. Sia a Roma che a Firenze furono smantellati i ricoveri di Subiaco e Passignano, nella speranza che essendo città d’arte non sarebbero state oggetto di combattimenti o bombardamenti.

Man mano che gli alleati procedono alla liberazione le biblioteche si raffrontarono con il governo militare alleato e in particolare la sottocommissione ai monumenti, archivi e biblioteche, di cui facevano parte proprio i Monuments men. Luigi De Gregori dovette trovare un accordo con loro, come racconta nel suo diario, per continuare a proteggere il patrimonio librario.

Monuments women: Guerriea Guerrieri e Anna Saitta Revignas

Tante sono le storie anche delle donne che salvarono i nostri libri, come ad esempio Anna Saitta Revignas della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il più importante istituto librario italiano. Nel 1944 i libri erano stati di nuovo trasferiti in città, nei sotterranei della biblioteca e nelle cripte delle Cappelle Medicee. Alla fine di luglio i tedeschi per rallentare l’avanzata degli americani programmarono la distruzione dei ponti ed ordinarono di evacuare gli edifici.

La Revignas decise di trasgredire l’ordine e di restare in biblioteca a sorvegliarne il patrimonio, insieme a un custode. Una pattuglia tedesca la trova nei sotterranei della biblioteca ed ella teme l’esecuzione. Spiegando le sue ragioni all’ufficiale, questi promette che i libri non saranno toccati, ma fu costretta a lasciare l’edificio. Al suo ritorno dopo l’arrivo degli alleati constatò con gioia che tutto era al suo posto.

Un’altra storia ricordata da Vincenza Iossa, si svolse invece nel basso Lazio. Vicino alla linea Gustav si trova un piccolo paese, Minturno, che fu scelto come rifugio per i libri provenienti dalle biblioteche napoletane. Si riteneva che alcune chiese come il Convento di San Francesco, scavato nella roccia, potessero resistere ai bombardamenti. Ma purtroppo tutta questa zona fu distrutta. Queste operazioni furono coordinate da una bibliotecaria e sovraintendente, Guerriera Guerriere, anche con il supporto di Luigi De Gregori.

In seguito gli americani pattugliando il territorio trovarono sparsi per strada una parte dei libri che erano stati ricoverati nella chiesa ormai semidistrutta. Non sapendo cosa farne decisero di portarli con loro. Nel 2015 uno di questi militari, poco prima di morire, decise di restituire questi libri alla biblioteca cui appartenevano, grazie all’intermediazione della Fondazione Monuments men. Sempre con l’aiuto di questa Fondazione insieme alla Biblioteca Luigi De Gregori verranno valorizzate e riportate nella memoria di tutti queste piccole storie locali.

Monuments men di oggi: il Nucleo tutela del patrimonio dell’Arma dei Carabinieri

I Carabinieri dell’arte nascono nel 1969 dal dettato costituzionale: l’articolo 9 infatti è dedicato alla tutela del patrimonio. L’attuazione di questo principio nasce proprio dai tragici avvenimenti della Seconda guerra mondiale. Dal 1969 il Nucleo tutela del patrimonio ha recuperato più di 3 milioni di beni culturali, di cui 1 milione e mezzo sono stati proprio i libri recuperati nel 2020 a Napoli in una sola operazione.

Inoltre, a partire dal 2016 insieme all’Unesco sono stati istituti i caschi blu della cultura, che possono intervenire anche in luoghi di guerra o devastati dai combattimenti. Come, ad esempio, il nucleo che dal 2003 è in Iraq per coordinare le operazioni di recupero e salvaguardia in questi territori. Attraverso un censimento si è potuto comprendere la quantità dei beni dispersi e con la creazione di record nella banca dati dei Carabinieri si procede con le ricerche e la restituzione.

Ma situazioni di dispersione si verificano anche in territori che non sono teatro di guerra. Il caso più famoso in Italia è quello della Biblioteca dei Girolamini dove lo stesso direttore aveva sottratto 4 mila volumi dagli scaffali.

Monuments women di oggi: Maria Luisa Russo

Tante sono le situazioni di pericolo in cui preziosi materiali librari e documentali sono a rischio. Diversi sono i progetti che, come i caschi blu italiani, lavorano ogni giorno per proteggere questi beni inestimabili. L’Università di Amburgo, grazie al supporto dell’Unesco, ha inviato una professionista italiana del restauro di manufatti librari, Maria Luisa Russo, a salvare le pergamene bruciate dai jihadisti in Mali. Il progetto non solo prevede l’intervento diretto su questi beni ma anche la formazione di un personale locale specializzato che possa prendersene cura.

Dobbiamo quindi moltissimo al coraggio di chi ancora oggi lotta ogni giorno e supera grandi difficoltà, per consentire la trasmissione di un patrimonio che racchiude ed è il supporto del sapere dell’umanità.

“Ogni opera d’arte che si perde è una zona nella nostra memoria che si oscura” (Calamandrei, 1951)

Ilaria Arcangeli per Questione Civile

Bibliografia, sitografia e filmografia

  • Conferenza: Monuments men (and women) di ieri e di oggi: e i Bibliotecari?, Torino, 19 maggio, organizzata dall’Associazione Biblioteche italiane e dal Salone del libro di Torino;
  • Nel nome di Antea, regia di Massimo Martella (2017);
  • www.repubblica.it/esteri/2022/02/14/news/timbuctu_mali_progetto_biblioteca_manoscritti_jihadisti_ricercatrice_torino-337770165/
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