Tolkien e Lewis: come l’incontro tra gli scrittori ha influenzato la nascita di Narnia e della Terra di Mezzo
Fu al Merton Collage di Oxford che avvenne il primo incontro tra John Ronald Reuel Tolkien e Clive Staples Lewis. Era il 1926 e i loro sette anni di differenza si rispecchiavano in due stili di vita diversi: Tolkien era sposato e con figli, mentre Lewis era molto più spensierato. E ancora, il primo era convinto cattolico, il secondo invece alla ricerca di qualcosa in cui credere. Nonostante le differenze, il loro legame divenne subito molto forte.
Ad unire queste due menti brillanti fu la passione per la mitologia e l’esigenza comune a creare qualcosa di nuovo che potesse seguire le orme dei poemi epici dell’antichità. Dal confronto costante sulle loro opere, nacquero anche discussioni più profonde legate all’identità e alla spiritualità. Fu dalle appassionate e ispirate conversazioni con Tolkien che Lewis scelse di convertirsi al Cristianesimo nel 1931.
Al di là dell’amicizia: il lavoro accademico
Il loro lavoro di scrittura e consolidamento del genere fantasy andava di pari passo con la carriera accademica. Tolkien ebbe subito più successo da questo punto di vista. Dopo essersi laureato all’Exeter College, aveva ottenuto la cattedra di Filologia anglosassone presso l’Università di Oxford nel 1925. Aveva raggiunto questo traguardo in seguito alla pubblicazione di una serie di saggi sulla linguistica, la disciplina di suo principale interesse. La sua carriera accademica fu molto prolifica e proseguì fino alla morte. Tuttavia, la fama come scrittore fantasy non contribuì positivamente alla sua ascesa accademica. Dopo l’uscita de Lo Hobbit nel 1937 e de Il Signore degli anelli,tra il 1954 e il 1955, la sua reputazione di rinomato professore esperto di anglosassone subì duri colpi.
Lewis, invece, si era formato ad Oxford e presso questo stesso Collage divenne assistente per l’insegnamento di filosofia, e poi dal 1925 alla cattedra di lingua e letteratura inglese. Ottenne la sua prima cattedra solo nel 1954, quando fu chiamato dall’Università di Cambridge.
Questo ritardo fu molto probabilmente dovuto alla poca stima di cui godeva nel Campus di Oxford. Gli altri professori e colleghi ritenevano il suo approccio alla materia troppo finalizzato alla divulgazione per un pubblico più ampio, che non alla produzione di articoli scientifici per le schiere accademiche.
Egli, infatti, era diventato popolare grazie a una serie di brocast trasmessi dalla radio della BBC, incentrati su vari argomenti, pubblicati poi come saggi.
Questa visibilità culminò con la sua comparsa sulla copertina del Time nel 1947. Come il più anziano collega, anche con Lewis il mondo accademico non fu molto comprensivo, vedendo la sua produzione letteraria fantasy come un aspetto negativo e non conciliabile con la carriera universitaria.
Gli Inklings: dove Tolkien e Lewis saldarono stima e amicizia
La loro amicizia li portò anche a collaborare insieme ad alcuni progetti. Insieme rivenderono il programma della cattedra di inglese e istaurarono un proficuo dialogo all’interno della Oxford English School tra i due filoni di studi di filologia e letteratura.
Il nome degli Inklings deve essere messo in calce alla stesura di molti dei capolavori di letteratura fantasy del secolo scorso, primi fra tutti Le Cronache di Narnia e la saga del Signore degli Anelli. Gli incontri del circolo erano, infatti, tutti volti alla lettura e alla discussione di qualsiasi tipo di scritto i membri volessero rendere pubblico.
Alcuni di loro amavano lasciare anche testimonianze degli incontri che si svolgevano nella camera di Lewis o alla taverna Eagle and Child.
Tolkien stesso lesse i primi capitoli de Lo Hobbit e del Signore degli Anelli in queste occasioni ricevendone commenti oggettivi – a volte spietati – di cui spesso faceva il resoconto al figlio Christopher impegnato in quegli anni al fronte (Warren Lewis, “Memoir of C.S. Lewis,” in Letters of C.S. Lewis, ed. W.H. Lewis and Walter Hooper (New York: Harvest, 1993), p. 83. Gli anni in questione sono I primi della Seconda guerra mondiale; più in particolare questa lettera dovrebbe essere datata al 1944).
Il fratello di Lewis, Warnie, che assisteva alle discussioni, raccontò come ogni incontro iniziasse con l’arrivo di una dozzina di uomini che si accendevano la pipa e si sistemavano finché uno di loro non chiedeva “Beh, nessuno ha da leggerci qualcosa?” (Warren Lewis, “Memoir of C.S. Lewis,” in Letters of C.S. Lewis, ed. W.H. Lewis and Walter Hooper (New York: Harvest, 1993), pp. 21–46)
Una vera amicizia
Fu qui che il rapporto intellettuale, oltre che umano, tra Lewis e Tolkien si cementò, costruendosi sulle basi solide di interessi comuni e di una forte stima letteraria, che portava i due a leggersi e a commentarsi nel modo più obiettivo e produttivo possibile. Tutto ciò fu favorito anche da particolari circostanze all’interno del circolo. Hugo Dyson, ad esempio, espresse giudizi talmente negativi sul Signore degli Anelli che Tolkien decise di non leggerlo più di fronte all’intero gruppo, ma solo in presenza di Lewis, il quale spesso lo criticava, ma che si mostrò anche particolarmente colpito da alcuni passaggi.
Tolkien stesso racconta in una lettera del 1944 al figlio Cristopher che alla fine della lettura di due capitoli appena scritti, Lewis addirittura non riuscì a trattenere le lacrime. Anche anni dopo la morte dell’amico e in seguito a tutto il successo ottenuto dalla sua saga, Tolkien precisava che:
“il debito impagabile che io ho nei suoi confronti non è tanto un’influenza come la si intende di solito, quanto il puro incoraggiamento. A lungo è stato il mio unico pubblico. Solo lui mi ha messo in testa che la mia roba poteva essere qualcosa di più di un divertimento privato”
John Ronald Reuel Tolkien, La realtà in trasparenza, Milano, Rusconi, 1990, 407
Il rapporto letterario: Tolkien e Lewis e la loro critica amicizia
L’amicizia di Tolkien e Lewis si basava su una grandissima stima intellettuale e artistica. È evidente che ognuno dei due scrittori prendesse in grandissima considerazione il giudizio critico dell’altro e che quest’ultimo spesso influenzò fisicamente la stesura dei loro lavori. Lewis fu, ad esempio, il primo a leggere i lavori di Tolkien di cui notò e apprezzò sin da subito il realismo e la vividezza.
In uno dei loro primi incontri, Lewis promise a Tolkien di presentargli delle osservazioni scritte sulle sue opere e il risultato portò a quattordici pagine in cui evidenziava i problemi e i dettagli da lui notati. Di tutta risposta, Tolkien dimostrò di avere un’enorme considerazione della sua opinione, riscrivendo da capo ogni pagina sulla quale Lewis aveva avuto qualcosa da dire.
L’autore delle Cronache di Narnia, infatti, più tardi raccontò di Tolkien che “aveva solo due reazioni alle critiche: riscriveva l’intero lavoro dall’inizio oppure non ne prendeva nota per niente” (“He has only two reactions to criticism: either he begins the whole work over again from the beginning or else takes no notice at all”)
The Collected Letters of C.S. Lewis, ed. Walter Hooper, vol. 3, Narnia, Cambridge, and Joy 1950–1963 (New York: HarperCollins, 2007), p. 1049
Senza l’amicizia tra Tolkien e Lewis non avremmo Narnia e la Terra di Mezzo
Più volte nelle lettere e negli scritti che accompagnarono l’immane lavoro di stesura del Signore degli Anelli, Tolkien sottolineò quanto fosse stato importante l’intervento di Lewis. Egli parlò di un debito che non avrebbe mai potuto ripagare e arrivò a dire che se non avesse conosciuto Lewis, non avrebbe mai finito e pubblicato quello che è il suo capolavoro noto in tutto il mondo.
Eppure, anche Lewis sembra dovere molto alla vicinanza di Tolkien per la scrittura della sua opera. Tolkien aveva uno stile estremamente organizzato e basato su una studiatissima struttura dell’opera che impiegò anni a mettere a punto. Lewis, invece, aveva un modo totalmente diverso di scrivere, molto più caotico, ma certo non meno fantasioso. Molto probabilmente egli scrisse Le Cronache di Narnia prima dell’incontro con Tolkien, ma quest’ultimo fu decisivo per la sistemazione dell’opera in una saga di sette libri con una struttura – seppur ancora molto più caotica di quella della Terra di Mezzo – certamente molto più coerente.
Ciò che è interessante è che Tolkien non fece mai mistero delle sue riserve su Narnia e sui suoi difetti. Forse proprio su questo i biografi e i critici successivi hanno ricamato, trasformando le critiche di Tolkien in una vera e propria stroncatura delle Cronache che, invece, non ci fu mai.
Quello che è sicuro, come in più occasioni ribadito dagli stessi autori, è l’importanza reciproca nel processo creativo e compositivo l’uno dell’altro, che non si misura in termini di influsso letterario quanto piuttosto di un semplice e affettuoso sostegno. Tolkien in particolare sottolineò più volte quanto il supporto dell’amico fosse stato decisivo nella stesura delle sue opere e Lewis ricordò che senza il rigore e i suggerimenti del padre della Terra di Mezzo, Le Cronache di Narnia non avrebbero mai visto la luce così come le conosciamo.
Ilaria Arcangeli e Noemi Ronci per Questione Civile
Sitografia
www.desiringgod.org/articles/narnia-meets-middle-earth#fn4
www.literarytraveler.com