Gioia Tauro e Peteano: l’Italia rivive l’incubo

Gioia Tauro

La storia delle stragi di Gioia Tauro e di Peteano

Settimo numero della Rubrica di Rivista “Ombre Repubblicane”. In questo articolo parleremo delle stragi di Gioia Tauro e di Peteano, avvenute rispettivamente il 22 luglio 1970 e il 31 maggio 1972.

” Ombre repubblicane”

– N.7

Questo è il settimo numero della Rubrica di Rivista dal titolo “Ombre repubblicane” , finalizzata ad analizzare il periodo del terrorismo politico e dei tanti scandali avvenuti tra gli anni ’70 e ’80. La Rubrica vede la collaborazione tra le Aree di Affari Esteri e Storia Moderna e Contemporanea

1970: il contesto in Calabria

“La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”; così recita l’articolo 114 della Costituzione.

Essa è entrata in vigore il 1° gennaio 1948, ma le Regioni sono state istituite solo nel 1970 (Legge n.281 del 16 maggio 1970).

Il nostro racconto parte dalla Calabria: con l’istituzione di tale Regione, come avvenuto per le altre, si doveva scegliere un capoluogo; per ragioni storiche, la suddivisione amministrativa era ripartita tra le città di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza.

Reggio Calabria risultava essere la favorita, ma alla fine, viene scelta Catanzaro (si parla di incontri tra vari esponenti politici per decidere il nuovo “assetto calabrese”). La decisione non viene digerita dai reggini, nemmeno dalla classe politica locale, a partire dal sindaco democristiano Piero Battaglia, che il 5 luglio pronuncia un durissimo discorso.

Il 13 luglio si riunisce a Catanzaro il Consiglio regionale appena eletto: è la goccia che fa traboccare il vaso.

14 luglio 1970: la rivolta di Reggio

Viene proclamato uno sciopero generale per il 14 luglio; proprio quel giorno inizia quella che sarebbe passata alla storia come la “rivolta di Reggio Calabria”. Si susseguono violentissimi scontri tra la popolazione e le forze dell’ordine. Vengono assaltate la sede del Partito Socialista e la Prefettura, vengono incendiate automobili e i manifestanti arrivano addirittura a costruire delle barricate.

Il giorno dopo si conta una vittima: si tratta di Bruno Labate, ferroviere di 46 anni iscritto alla CGIL; viene ritrovato in una strada del centro cittadino e la sua morte rimane tutt’ora un mistero.

In questa “ribellione” scendono in campo anche vari personaggi, tra cui Francesco (detto Ciccio) Franco, iscritto alla CISNAL, sindacato vicino al Movimento Sociale Italiano; sarà lui il leader riconosciuto della rivolta, divenuto famoso soprattutto per il detto “Boia chi molla!”.

22 luglio: la strage di Gioia Tauro

Durante gli scontri di Reggio Calabria, accade anche un altro tragico evento. Il 22 luglio, verso le 17:00, la “Freccia del Sud”, treno partito da Palermo e diretto a Torino, deraglia nei pressi della stazione di Gioia Tauro, provocando la morte di sei persone e il ferimento di circa settanta.

All’inizio si pensa ad un incidente dovuto ad un cedimento strutturale, ma vi sono forti sospetti di un attentato dinamitardo, soprattutto da parte di un gruppo denominato “Anarchici della baracca”. Nonostante le indagini di vari tecnici, l’inchiesta si chiude dopo qualche anno.

Il mistero degli “Anarchici della baracca”

Gianni Aricò, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso e Annalise Borth: ecco chi sono i cinque “Anarchici della baracca”. I loro nomi sono legati ad un altro “mistero”; hanno documenti sull’incidente della Freccia del Sud e vogliono mostrarli ad un avvocato, tale Edoardo di Giovanni.

L’avvocato li aspetta nella Capitale, è il 26 settembre: i ragazzi non arriveranno mai. La loro automobile, una mini mirror, si schianta in autostrada, quasi all’altezza di Frosinone. L’incidente viene archiviato come disgrazia.

Gianni Aricò, uno dei componenti, qualche giorno prima di morire, aveva confidato alla madre:

“Abbiamo scoperto cose che faranno tremare l’Italia”

1993: riapre l’inchiesta sulla strage di Gioia Tauro

Nel 1993, nell’ambito della maxinchiesta, denominata “Olimpia 1”, un pentito della ‘ndrangheta, Giacomo Lauro, dichiara al Procuratore antimafia Vincenzo Macrì di aver saputo, nel 1979, che a piazzare la bomba sul treno sarebbe stato un tale Vito Salverini, neofascista.

Queste dichiarazioni le conferma anche al magistrato Guido Salvini, che proprio in quegli anni si occupa delle indagini sulla strage di Piazza Fontana (clicca qui per approfondire).  Esse, successivamente, sono confermate anche da un esponente del gruppo terroristico Avanguardia Nazionale, Carmine Dominici.

Stando a quanto detto, dietro la rivolta di Reggio Calabria e l’incidente di Gioia Tauro, ci sarebbe proprio la famosa organizzazione criminale e vari esponenti dell’estrema destra; forse i cinque anarchici avevano proprio scoperto questo?

A quel punto vengono rinviati a giudizio Dominici, Salverini ed altri come esecutori materiali, il gruppo Avanguardia Nazionale e il Comitato d’azione per Reggio capoluogo come mandanti, Ciccio Franco, Renato Meduri e Fortunato Aloi come ispiratori della rivolta, gli imprenditori Amedeo Matacena Senior e Demetrio Mauro come finanziatori.

L’inchiesta si conclude con il proscioglimento di tutti gli imputati.

31 maggio 1972: la strage di Peteano

Piazza Fontana nel 1969, Gioia Tauro nel 1970; gli attentati non terminano qui. Come sappiamo, la lunga scia di sangue si protrarrà fino agli anni ’80.

Il 1972 è un anno che conta eventi da non sottovalutare come l’omicidio del Commissario Luigi Calabresi, impegnato nell’inchiesta sull’esplosione presso la Banca Nazionale dell’agricoltura di Milano. È stato ucciso il 17 maggio da alcuni sicari; dietro la sua morte c’è l’organizzazione extraparlamentare Lotta Continua.

Circa una decina di giorni dopo, avviene un altro fatto, questa volta in Friuli. Siamo a Sagrado, un paese vicino a Gorizia. Alle 22:35 arriva una telefonata anonima presso la stazione dei Carabinieri di Gorizia; questa segnala ai militari dell’Arma la presenza di un’automobile, precisamente una fiat 500, con dei fori di proiettile, nel comune di Sagrado.

Una pattuglia con tre carabinieri si reca presso il luogo indicato. Dopo aver ispezionato la vettura, decidono di aprire il bagagliaio; decisione fatale poiché attraverso un innesco esplode un ordigno che uccide sul colpo i tre militari Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni e ferisce, in modo grave altri due, Angelo Tagliari e Giuseppe Zazzaro.

Le indagini sulla strage di Peteano

Le indagini partono quasi subito con un tentativo di depistaggi ad opera del Colonnello dei carabinieri Dino Mingarelli, già attivo in due famosissimi tentativi di colpo di stato avvenuti in precedenza ovvero il Piano Solo (1964) e il Golpe Borghese (1970). Egli sposta l’attenzione sugli ambienti vicini alla sinistra extraparlamentare.

Pista abbandonata presto, ci si concentra sulla delinquenza goriziana; vengono rinviati a giudizio alcuni esponenti, ma verranno definitivamente prosciolti nel 1979.

Sempre nel 1979 arriva però una svolta. L’ex Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, Vincenzo Vinciguerra, conclusa la cosiddetta “lotta armata”, nel 1984, si assume la responsabilità della strage, parlando di rapporti tra l’estrema destra e apparati dello Stato.

Gli autori sono Carlo Cicuttini (segretario del MSI di Manzano) e Ivano Boccaccio. Nella sua deposizione, Vinciguerra parla anche del segretario del Movimento Sociale Italiano Giorgio Almirante; egli avrebbe fatto pervenire una somma pari a 35 mila dollari a Cicuttini affinchè modificasse la voce per effettuare la famosa telefonata pervenuta ai carabinieri la sera della tragedia.

Nel 1992 arriva la sentenza: Vinciguerra e Cicuttini vengono condannati all’ergastolo; anche altri vengono condannati per reato associativo; Almirante usufruisce dell’amnistia; anche alcuni carabinieri vengono condannati per depistaggio (tra cui Mingarelli) e altri per falsa testimonianza.

Margherita Rugieri per Questione Civile

Sitografia

  • https://www.panorama.it/news/luglio-1970-cinquantanni-fa-la-rivolta-di-reggio-calabria-storia-e-foto
  • https://www.rainews.it/archivio-rainews/media/accadde-oggi-Cinquanta-anni-fa-i-Moti-di-Reggio-Calabria-che-infiammarono-l-Italia-al-grido-boia-chi-molla-46524ab4-5b05-4d5d-8b90-56344613e8bb.html#foto-1
  • https://www.fanpage.it/attualita/la-strage-di-gioia-tauro-e-i-segreti-d-italia-scoperti-da-cinque-giovani-anarchici/
  • fattiperlastoria.it – La strage di Peteano
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