La medicina di genere: novità sulla personalizzazione delle cure

la medicina di genere

Il ruolo del genere in medicina: una cura personalizzata

La medicina di genere, pur non essendo considerata una nuova specialità medica, rappresenta un nuovo livello di analisi da inserire in tutte le aree della medicina già esistente. Questa branca può essere considerata come un recente approccio terapeutico e clinico, diffuso in Italia dai primi anni 2000, il quale tiene conto delle differenze biologiche e socio-culturali tra i due sessi sin dal momento della prevenzione, per poi considerare le dovute differenze durante il momento della diagnosi e della terapia con adeguati trattamenti farmacologici.

È importante chiarire che la medicina di genere non riguarda solo la salute delle donne, né si interessa esclusivamente alle patologie riguardanti gli organi della riproduzione, bensì riguarda una vasta gamma di malattie che possono colpire entrambi i sessi in molteplici aspetti.

Un tentativo di definizione della medicina di genere

La medicina di genere è improntata allo studio dell’influenza che esercitano due tipi di differenze sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Le differenze principali che sono riscontrate dalla medicina di genere sono le differenze biologiche, che sono definite dal sesso e le differenze socio-economiche e culturali, le quali sono definite dal genere.

La medicina di genere si fonda sulle differenze dello stato di salute e di malattia non solo tra uomo e donna, ma anche tra bambini e anziani e si prefigge di abbattere le disuguaglianze in termini di studi e di trattamento farmacologico per garantire a ciascun paziente il trattamento più adeguato.

Questo nuovo approccio, da applicare trasversalmente nelle molteplici specialità mediche, rafforza anche il concetto di “centralità del paziente”, il quale vede il paziente al centro della diagnosi e della terapia che viene personalizzata in base alle esigenze individuali per cercare di ridurre gli errori, abbattere i costi ed assicurare la sostenibilità economica della spesa del sistema sanitario nazionale.

Per svolgere questo compito la medicina di genere qualifica in modo significativo i percorsi assistenziali, agendo su quattro obiettivi:

  • Il primo è relativo al coordinamento dei percorsi clinici attuati dalle strutture socio-sanitarie. I percorsi clinici sono dati dalla prevenzione, dalla diagnosi, dalla cura e dalla riabilitazione.
  • Il secondo si basa sulla promozione di percorsi di sensibilizzazione e di formazione per i lavoratori sanitari.
  • Il terzo afferisce lo sviluppo della ricerca nell’ambito sanitario e ambisce ad ottenere delle migliori soluzioni di accesso ai servizi.
  • L’ultimo obiettivo consiste nella promozione della conoscenza di questo nuovo approccio del sapere medico grazie al coinvolgimento degli enti, della scuola, delle istituzioni e dei professionisti sanitari.

Le origini della medicina di genere: un salto nel passato

Storicamente la medicina ha sempre posto al centro degli studi clinici l’uomo, relegando la salute femminile ai soli aspetti relativi alla riproduzione, al parto e al periodo immediatamente successivo. Solo dalla fine degli anni 90’, è diventato lampante come lo sviluppo della medicina, avvenuto attraverso studi condotti quasi sempre su soggetti maschili, si fosse basato su un’idea di protezione del sesso femminile e sull’errato pregiudizio che le donne fossero differenti dell’uomo solo per le dimensioni e per la loro fisicità.

Nei primi anni 90’, nel 1991 fu la cardiologa americana Bernardine Healy a pubblicare un articolo sulla nota rivista scientifica New England Journal of Medicine intitolato “The Yentl syndrome”. In questo articolo la cardiologa poneva in luce le differenze nella cura di uomini e donne con la stessa malattia cardiaca.

Il ritardo nella diagnosi della patologia cardiaca nelle pazienti era dovuto all’errata convinzione che la sindrome fosse una malattia tipicamente maschile. Perciò le donne, oltre ad avere un ritardo importante nella diagnosi, spesso seguivano anche terapie inappropriate e discriminatorie nei loro confronti.

Il riconoscimento del “genere” in medicina da parte dell’OMS

A partire da questo evento relativo alla sindrome di Yentl, a livello mondiale è stata riscontrata una graduale diffusione di questo nuovo approccio alla medicina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme ad altri organismi internazionali, ha riconosciuto il genere come uno dei fattori fondamentali nel determinare la salute e la malattia, fino ad istituire nel 2009 un Dipartimento relativo alle disparità di genere.

Nel periodo tra il 2014 e il 2019 l’OMS ha stabilito il genere come tema imprescindibile della programmazione sanitaria e proprio dal 2014 negli Stati Uniti è stata stabilita con un’adeguata legislazione l’importanza di una rappresentanza bilanciata tra uomini e donne nelle sperimentazioni cliniche di farmaci.

La medicina di genere in Italia

Negli stessi anni in Italia anche il Ministero delle Pari Opportunità e della Salute con il contributo dell’AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno cominciato a rivolgere la propria attenzione relativamente alla medicina di genere. Nel 2011 l’Istituto Superiore di Sanità ha costituito un gruppo di lavoro internamente al Dipartimento del Farmaco e pochi anni dopo, nel 2017, ha istituito il Centro nazionale di riferimento per la medicina di genere, uno dei primi e più avanzati centri in Europa relativi a questo ambito.

All’inizio del 2018 l’approvazione della Legge n. 3 ha collocato definitivamente il concetto di genere all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, principalmente con l’articolo 1 relativo alla Normativa in materia di sperimentazione clinica:

“Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, introducendo specifico riferimento alla medicina di genere e all’età pediatrica”.

L’altro articolo in cui il concetto di medicina di genere viene esplicitato è l’articolo 3, relativo all’ Applicazione e alla diffusione della medicina di genere nel Servizio Sanitario Nazionale:

“Il decreto è adottato nel rispetto della previsione di un approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche e le scienze umane che tenga conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire l’appropriatezza della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura; e della promozione e sostegno della ricerca biomedica, farmacologica e psico-sociale basata sulle differenze di genere”.

Conclusioni

L’importanza e l’affermazione della medicina di genere nascono dunque dalla necessità di porre particolare attenzione al genere inserendo questa “nuova” dimensione del sapere in tutte le aree mediche. In quest’ottica, nella valutazione delle patologie e nella loro gestione, il medico non può fermarsi di fronte alla mera distinzione biologica tra i due sessi, ma deve tenere in adeguata considerazione molti parametri quali l’età, la provenienza etnica, il grado di istruzione, la confessione religiosa e le condizioni socio-economiche al fine di ottimizzare e di rendere più mirati i vari momenti del percorso clinico.

Solo procedendo in questa direzione è possibile garantire a ogni assistito la migliore cura, ponendo il paziente al centro della diagnosi nel percorso clinico. È importante sottolineare l’importanza della terapia e della sua personalizzazione come momento dedicato interamente al paziente, a cui sono destinate le cure per garantire la piena appropriatezza degli interventi clinici e chirurgici da parte del personale medico e sanitario.

Giulia Marianello per Questione Civile

Sitografia

www.gazzettaufficiale.it

www.salute.gov.it

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