L’umanità come scandaglio primo del vivere civile

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Salvare le vite in mare è, prima che un tema politico, un atto di umanità

Le migrazioni sono un fenomeno costante nella storia dell’umanità, tanto che la sua sopravvivenza è dipesa da esse. Creare argini per fermare i popoli, cercare di opporsi alla storia, credere che un divieto possa fermare un uomo disperato sono facili illusioni di chi non vuole vedere la realtà.

Il progresso dell’umanità: eterogenesi dei fini

Fin dai primi agglomerati di capanne, si è capito che, per il vivere civile, si dovessero dare regole di sopravvivenza abbastanza rigide in funzione di una fatidica autoconservazione della specie. Quindi, le prime forme di vivere civile si sono basate sul presupposto che uccidere un altro essere umano non fosse giusto, ma poteva essere accettato solo in alcuni casi particolari (come la legge del taglione). Con il passare dei tempi, ci si è resi conto che le forme di giustizia personale sarebbero state dannose in società sempre più ampie e complesse. Per non sfociare nell’anarchia, la decisione sull’uccisione di qualcuno era demandata ad una figura superiore, quale il re o il sacerdote.

Con il cattolicesimo, si è giunti a dichiarare solo Dio unico giudice del Bene e del Male e solo dispensatore di vita e di morte. La permanenza della Chiesa nel tempo, ha fatto sì che alcuni suoi dettami fossero inglobati nei capisaldi costituzionali di alcuni Stati sui quali aveva avuto maggiore influenza: Francia, USA e Italia. Partendo quindi dal presupposto che nessuno può arrogarsi il diritto di decidere della vita e della morte altrui, si giunge alla cronaca più recente. La strage di Cutro ha lasciato un’impronta mediatica ed emotiva molto forte perché quei migranti potevano essere salvati. Non si è voluto salvarli. A Cutro sono morte al momento 80 persone. Il governo italiano ha deciso deliberatamente di non soccorrerli.

Cosa manca nella politica

Purtroppo, questa non è una novità: a partire dai decreti Minniti, la politica attuata dai governi che si sono succeduti nelle ultime legislazioni è stata quella di deresponsabilizzarsi circa ciò che avviene nel tratto di mare che esula dalla propria zona S.A.R. Come se il confine tra la vita e la morte possa essere tracciato da un tratto di penna. Il sentimento che manca alla classe dirigente nostrana, anche se si può anche utilizzare l’aggettivo mondiale tanto è larga la scala di tali manifestazioni, è l’umanità. L’umanità di aiutare chi è in difficoltà, l’umanità di immedesimazione nell’altro, l’umanità di comprendere che esiste altro. L’altro.

Questa inumanità è propria dell’intera classe politica e trascende i partiti. È l’intera classe dirigente che con una mano indica l’Egitto come responsabile della morte di Giulio Regeni, ma che con la mano nascosta gli vende le nostre fregate. Restando sempre in ambito di compra vendita, è la nostra classe politica che vende costantemente moto vedette ai libici per evitare che dei disperati partano in cerca di un qualcosa che neanche loro sanno bene cosa sia, ma che tanta disperazione costringe a credere in una lontana, eppure così vicina salvezza piuttosto che fermarsi un minuto di più nei lager libici.

I dati contro la facile narrazione

La soluzione non è fermare le partenze come alcuni esponenti della classe politica italiana ed europea ribadiscono. Perché ostacolare le partenze significa bloccare vite umane in territori di guerra da cui vorrebbero scappare, significa abbandonarli ad un non futuro. Ma si giustifica il porti chiusi dicendo che meno gente parte, meno gente muore in mare. Un sillogismo pseudoaristotelico che non tiene dei numeri relativi, ma solo di quelli assoluti. Basta consultare i dati di UNHCR che spiega come a fronte di un significativo abbassamento del numero delle traversate individuali, il numero dei morti è aumentato: 3231 morti o dispersi in mare nel 2021 a fronte dei 2277 del 2018.

Il sentimento di umanità dovrebbe farci pensare che nessuna vita è superiore o inferiore ad un’altra, ma siamo formalmente e sostanzialmente uguali. Le migrazioni ci sono sempre state, anzi sono state i motivi scatenanti dello sviluppo della storia dell’uomo, nessuna nazione e nessuno stato sono stati esenti da tale fenomeno. Il cristianesimo ha cambiato il punto di vista classico della storia, da circolare a lineare, ma esistono fenomeni ricorrenti: uno di questi è la migrazione.

Si pensi semplicemente alla massa di Italiani emigrati in Germania, Francia e USA. Di certo non sono stati trattati con i guanti, ma sono arrivati e, in qualche modo, hanno ricostruito la propria vita. Le condizioni socioeconomiche dell’Europa occidentale hanno fatto sì che, in questo momento storico, il vecchio continente sia la meta ambita e desiderata da chi è nato in Paesi poveri, vuoi perché depauperati dall’avidità europea, vuoi per via delle guerre.

L’umanità ha un prezzo

Si ricordi che con 1 milione di euro a Malta si può comprare la cittadinanza europea. Quindi a livello di principio l’Europa accetta chi vuole nascondere capitali e non chi scappa dalla fame e dalla guerra. Così fatto è questo guazzabuglio del cuore umano.  

Alessandro Villari per Questione Civile

Sitografia

www.repubblica.it

www.UNHCR.it


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