“Barbarian”: mascolinità tossica e crudo femminismo

Barbarian

Il film horror “Barbarian” è spaventoso, ben fatto e riesce anche a veicolare un messaggio quanto mai necessario e attuale

“Barbarian”, l’opera horror di Zach Gregger, è riuscita nell’ardua impresa di schierarsi politicamente in modo efficace e impattante.

Di cosa vuole parlarci realmente “Barbarian”

Apparentemente, la trama dell’horror “Barbarian” (2022) di Zach Gregger è molto semplice: Tess (Georgina Campbell), una giovane donna in cerca di un impiego, arriva a Detroit per un colloquio di lavoro, trovando il B&B che aveva prenotato già occupato. Da qui in poi, una serie di eventi terrificanti iniziano a verificarsi in maniera del tutto realistica, portando gli spettatori ad empatizzare con lei, donne o uomini che siano.

“Barbarian” è la storia di tante donne di epoche diverse, lontane spazialmente, ma vicine in quanto a vissuto, unite nella paura e nella sfiducia nei confronti degli uomini.

Andiamo ora ad esplorare le tre figure maschili che, volontariamente e non, spingono Tess a vivere un incubo degno dei peggiori scenari horror mai immaginati. Partiamo dal più evidente e terribile, fino ad arrivare al più subdolo e apparentemente innocuo.

Il peggiore dei peggiori in “Barbarian” : il serial killer interpretato da Richard Brake

Il vero villain di tutta la storia è sicuramente il serial killer che ci viene mostrato a metà film: un certo Frank, uno dei primi proprietari dell’abitazione che ospita Tess nel presente.

Il personaggio in questione “cacciava” le donne, infiltrandosi in casa loro con l’inganno, per rapirle e rinchiuderle nella sua personale prigione delle torture. Ci viene fatto intendere cosa facesse alle sue povere vittime, e in che modo le trattasse. Difatti, lungo il tunnel degli orrori mostratoci sono presenti diverse gabbie di metallo, originariamente pensate per gli animali data la grandezza esigua.

Inoltre, prima di raggiungere il suddetto tunnel, la protagonista rimane agghiacciata quando scopre una stanza riempita solo da un materasso sudicio di sangue, una videocamera e un secchio. Senza contare le videocassette trovate da un altro personaggio che vive l’incubo con Tess, ognuna contenente immagini conturbanti e atroci di tutte le donne tenute prigioniere, violate e torturate orribilmente dal padrone di casa.

Frank, mostrato solamente in pochi frame, ha il classico aspetto e sguardo da serial killer: freddo, distante, svuotato, la posa rigida, la voce ferma, un modo di parlare che fa molto sociopatico. È il classico tipo da cui i genitori ci dicono di stare alla larga, il suo corpo parla per lui. Non a caso, a lui non serve una caratterizzazione più approfondita di quella che ha. D’altronde, lo scopo di Zach Gregger non è certo approfondire il passato e la mentalità di un serial killer.

L’unica colpa (e la più grande) che Frank ha nei confronti di Tess, è quella di aver creato il “mostro” che le farà vivere l’esperienza più traumatizzante della sua vita. Ma la colpa più grande, Frank ce l’ha nei confronti di tutte le donne che ha massacrato, ucciso, annullato e “imbarbarito”, compreso il succitato mostro.

Il secondo protagonista di “Barbarian” : lo stupratore finto pentito e ancora “salvabile” di Justin Long

La seconda vittima del barbaro “mostro” del film è un giovane regista, AJ Gilbride, accusato (a sua detta ingiustamente) di aver violentato un’attrice. Prima di prendere parte alla propria battaglia legale, anche lui finisce per esplorare inconsapevolmente il sotterraneo dell’abitazione maledetta (di cui ora è lui il proprietario).

Al contrario di Tess, AJ è meno prudente e spaventato, più ingenuamente sfacciato di fronte alla stanza con il materasso insanguinato e la videocamera. Non collega subito ciò che vede al probabile scenario che possa essersi consumato dentro quella camera fino a poco tempo prima. Talmente ingenuo che, accecato dalla prospettiva di un guadagno facile, inizia a misurare la metratura in più di tutto il tunnel sotterraneo. Incurante nei confronti di tutto ciò che si cela al suo interno, delle gabbie, del buio pesto, della situazione anomala, agisce come sarebbe più probabile agirebbe un uomo. Non a caso, il suo atteggiamento si contrappone a quello di Tess: quest’ultima, con la prudenza che non abbandona mai una donna, abituata a sentirsi sempre in pericolo, capisce subito che qualcosa non va, sin dalla sua prima visita al tunnel.

La stupidità di AJ non solo spinge Tess, una volta scappata, a tornare dentro il tunnel per salvargli la vita, ma la sua meschinità condanna anche a morte quasi certa la ragazza. Difatti, dopo un momento introspettivo in cui AJ sembra capire la gravità dell’atto che ha compiuto (grazie alla scoperta delle efferatezze ben peggiori compiute da Frank), e trovare il modo di redimersi, ecco che la speranza svanisce: quando lui e Tess hanno la possibilità di scappare dal mostro che li insegue, per salvarsi la vita AJ sacrifica Tess, con lo scopo di rallentare l’inseguitrice.

Fino alla fine di “Barbarian”, AJ rimane egoista, estraneo all’empatia, incapace di trovare qualsiasi tipo di redenzione.

Il bello e dolce gentiluomo impersonato da Bill Skarsgård

Nonostante il desiderio dello spettatore di trovare un personaggio maschile positivo in “Barbarian”, anche l’amabile coinquilino “improvvisato” interpretato da Bill Skarsgård lascia l’amaro in bocca.

Keith, difatti, ha prenotato a sua volta la stanza prenotata da Tess. Quando Tess bussa alla porta dell’appartamento, Keith è già al suo interno ad occuparlo, ed è sorpreso quanto lei della situazione bizzarra in cui si trovano. Egli potrebbe chiuderle la porta in faccia, incurante del destino della povera sconosciuta, oppure avrebbe potuto non aprirle affatto. Tuttavia, da buon gentiluomo, Keith apre la porta a Tess e la invita ad entrare, dato che fuori è buio pesto, imperversa la pioggia, e la giovane è bagnata da capo a piedi.

In seguito, sempre perché è un gentiluomo, la invita a condividere l’appartamento, offrendosi di dormire sul divano, mostrandole una gentilezza rara e quasi sospetta. Non a caso, all’inizio non è ben chiaro quali siano gli intenti di Keith, se sia ben intenzionato o no, e anche la stessa Tess nutre dei dubbi a riguardo: sin da subito si mostra scettica di fronte a tanto garbo, perché, in quanto donna, sa che tanta gentilezza da un uomo sconosciuto ha quasi sempre un doppio fine. Eppure, sia Tess che lo spettatore scoprono che Keith è davvero benintenzionato. Tuttavia, ciò non lo redime, in quanto anche lui detiene la colpa di aver fatto vivere a Tess l’incubo, seppur involontariamente.

Imponendole inconsciamente di restare a dormire nell’appartamento, condividendolo con lui, insistendo nonostante la reticenza della ragazza, Keith non fa altro che obbligarla al suo volere, nonostante gli intenti nobili. Bastano i suoi modi gentili, il suo bel sorriso e le sue parole lusinganti per farla rilassare e fidare di lui, persino per farle desiderare di rimanere nell’appartamento anche il giorno seguente.

Conclusione

In tutti e tre i casi, Tess non trae giovamento dall’incontro (diretto e indiretto) con i tre uomini.

Alcuni di loro sembrano innocui e “diversi” dagli altri, o per lo meno da coloro cui la ragazza è solita diffidare. È il caso di Keith, in particolar modo. Eppure, anche lui la rende inconsapevolmente schiava dei suoi voleri: a causa della neonata affezione e attrazione sviluppata la sera prima con Keith, il giorno dopo Tess decide di aspettarlo di sopra, mentre il ragazzo visita il tunnel sotterraneo.

Ciò accade perchè, quando Tess, in preda al terrore, racconta a Keith di aver trovato un corridoio sotterraneo spaventoso, lui non le crede e vuole accertarsene in prima persona. Un errore fatale che porta egli stesso alla morte, e la ragazza ad una tremenda prigionia, nel disperato tentativo di salvarlo. Lo aspetta, lo chiama, lo va a cercare e rimane intrappolata; tutto a causa di una richiesta accorata, percepita come un’imposizione.

Nel caso degli altri due, invece, il confine è più netto, il pericolo che entrambi rappresentano per una donna come lei è più visibile, ma non sempre evitabile.

In “Barbarian” troviamo rimandi al movimento “Me too” e al prototipo di serial killer che vede le donne solo come oggetti, tanto famoso negli anni ’80 in America. Ma non solo: “Barbarian” è anche una “sottile” critica alle convenzioni sociali che impongono alle donne di accettare, necessariamente e con gratitudine, una gentilezza da parte di un uomo; che vedono le donne costrette implicitamente ad assecondare una richiesta di un uomo, mettendo da parte la propria volontà individuale.

Alice Gaglio per Questione Civile

Bibliografia:

Zach Cregger, Barbarian, Regency Enterprises, 2022.

Sitografia:

www.nocturno.it

www.criticaleye.it

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