Il viaggio: oltre la fisicità, teorie psicologiche

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La psicologia del turismo dietro il viaggio

Si è sempre trattato il viaggio da una prospettiva economica, ignorandone tuttavia l’aspetto psicologico. All’interno della Psicologia sociale, ha preso forma soltanto negli anni ’80 la disciplina della Psicologia del turismo, o turistica. Essa studia i comportamenti turistici individuali e di gruppo, traendo ipotesi su fattori intrinseci e interpersonali del turista, definendone motivazioni, rappresentazioni mentali, capacità cognitive; sposta il focus quindi da un punto di vista quantitativo a uno qualitativo ed analizza il lato simbolico del viaggiare, inteso come tensione della mente verso un altrove ignoto, da cui prende corpo il valore formativo del viaggio.

Lucrezio, nel De Rerum Natura, scrive:

“Se fuori da queste ampie mura del mondo
Si stende lo spazio,
La mente vuole alzarsi a vedere
E in quel vuoto l’animo mio peregrinare.”

Quando il viaggio prende forma

Lo stesso atto decisionale, come “Partire? E per dove?”, richiedono lo sforzo di coniugare immaginario, aspettative, bisogni, motivazioni, possibilità; ciò attraverso una forma di razionalità mediata da una forma di emozionalità. Questo porta con sé una riflessione su come e perché si sia evoluto il viaggio nella storia dell’uomo. Anzi, esso si evolve di continuo durante la vita di ogni individuo, dove cambiano esigenze, grado di consapevolezza, livello di sviluppo della personalità.

Dall’atto decisionale si passa poi alla fase preparatoria al viaggio, durante la quale vanno incrementandosi le attività strumentali al partire: si ricercano informazioni sempre più mirate e competenti, l’immaginario si arricchisce di fantasie, aspettative e prefigurazioni che veicolano uno stato emozionale sempre più intenso. Ci si potrebbe domandare se l’atto preparatorio, piuttosto che il preludio, non sia già esso stesso l’inizio del viaggio mentale che anticipa quello fisico.

Persino le concezioni del tempo e dello spazio si modificano, in cui il presente viene vissuto in funzione del futuro. Marc Augè, antropologo e filosofo francese, dice bene nel definire Nonluoghi gli aeroporti, le stazioni, tutti identici fra loro: sembrano quasi una terra di mezzo, sospesi nello spazio e nel tempo in quanto luoghi transitori.

Tornati dal viaggio, esso diventa aneddoto da raccontare, esperienza di vita, barometro di apertura e chiusura relazionale, da cui si valuta il grado di soddisfazione. Le emozioni, e l’intelligenza emotiva soprattutto, intervengono nella scelta e preparazione del viaggio. Atteggiamenti di apertura, condivisione ed empatia, o all’opposto di chiusura, indifferenza, ostilità, fanno sì che una località possa essere definita come turistica o meno.

Comprendere il comportamento e le motivazioni dei viaggiatori

Le ragioni per cui le persone viaggiano e i fattori psicologici che influenzano il comportamento turistico sono vari e complessi. Comprendere la psicologia alla base del turismo può aiutare i fornitori di viaggi a soddisfare meglio le esigenze dei visitatori, migliorando l’esperienza di viaggio.

In sostanza, la Psicologia turistica risponde a differenti quesiti come:

  • Il cliente-turista è soddisfatto del servizio offerto?
  • Gli operatori turistici hanno una formazione adeguata?
  • Cosa spinge un turista a scegliere una particolare destinazione rispetto ad altre?
  • Posso influenzare le sue scelte? Se sì, in che modo?

Teorie della motivazione turistica e del viaggio

I ricercatori hanno proposto varie teorie e strutture per spiegare cosa motiva le persone a viaggiare. Questi includono:

  • La Gerarchia dei Bisogni di Maslow: propone che i bisogni umani possano essere organizzati in una gerarchia, con bisogni fisiologici e di sicurezza più basilari in basso e l’autorealizzazione in alto. Il viaggio può aiutare a soddisfare bisogni di livello superiore: la stima attraverso il riconoscimento e l’apprezzamento di nuovi luoghi/culture e l’autorealizzazione attraverso nuove esperienze che portano alla crescita personale (Pearce, 1988);
  • Fattori push e pull: i “fattori push” sono motivazioni interne che guidano il desiderio di viaggiare, come il bisogno di fuga, relax, avventura, socializzazione. I “fattori di attrazione” sono attributi esterni che rendono attraente una destinazione come spiagge, attività, cultura, cibo (Crompton, 1979);
  • Ricerca di novità: alcuni teorici propongono che i turisti siano guidati dal bisogno di nuove esperienze e stimoli. Questa spinta alla ricerca della novità li porta a cercare esperienze diverse attraverso il viaggio (Lee & Crompton, 1992);
  • Arousal ottimale: similmente alla ricerca della novità, questa teoria afferma che i turisti sono motivati a mantenere un livello ottimale di eccitazione e stimolazione. Se l’eccitazione è troppo bassa nella vita quotidiana, viaggiare verso nuove destinazioni fornisce eccitazione. Se è troppo alto, il viaggio aiuta a regolare l’eccitazione (lso-Ahola, 1983).

Fattori psicologici nell’esperienza turistica

Alcuni fattori chiave che modellano l’esperienza includono:

  • Immagine della destinazione: la percezione di una destinazione da parte di un turista può influenzare in modo significativo la soddisfazione. Le destinazioni devono essere all’altezza delle immagini positive che attraggono innanzitutto i visitatori (Chon, 1990);
  • Shock culturale: possono sperimentarlo i turisti che visitano culture molto sconosciute rispetto alle differenze nei costumi, nella lingua, nei trasporti, come può accadere nel caso del Giappone. Gli operatori turistici dovrebbero fornire risorse di orientamento per ridurre al minimo lo shock culturale (Reisinger & Turner, 2003);
  • Ansia da viaggio: molti turisti provano ansia da viaggio legata alla navigazione in ambienti non familiari. Fornire indicazioni chiare, informazioni e garanzie può ridurre i livelli di ansia (Reisinger & Mavondo, 2006);
  • Valutazione cognitiva: i turisti valutano continuamente ambienti ed esperienze rispetto alle aspettative. La soddisfazione risulta quando le esperienze soddisfano o superano le aspettative (del Bosque & San Martin, 2008);
  • Autenticità: la ricerca di esperienze autentiche è una motivazione chiave del turismo. Le destinazioni devono bilanciare l’autenticità con le esigenze dei visitatori, poiché ambienti completamente autentici potrebbero non avere infrastrutture turistiche (Yeoman et al., 2007);
  • Ricordi post-viaggio: dopo il viaggio, la memoria selettiva e il ricordo modellano i ricordi turistici. I ricordi positivi portano a una maggiore soddisfazione e a visite successive (Tung & Ritchie, 2011).

Il marketing nel viaggio

Per concludere, la psicologia del turismo ha ovviamente importanti implicazioni sul modo in cui l’industria del turismo commercializza e serve i visitatori. Alcune raccomandazioni includono:

  • Sondaggi sui visitatori per comprendere le motivazioni e le esigenze della tua destinazione specifica. Targeting del marketing per fare appello a tali motivazioni;
  • Gestire le aspettative attraverso una pubblicità chiara delle esperienze, stabilendo aspettative realistiche;
  • Fornire materiali di orientamento per preparare i visitatori all’ambiente, riducendo lo shock culturale. Avere a disposizione risorse di traduzione;
  • Sviluppare tour a tema o esperienze in linea con motivazioni comuni come avventura, cultura, relax;
  • Raccogliere il feedback dei visitatori durante e dopo i viaggi. Affrontare rapidamente eventuali problemi importanti o delusioni;
  • Condividere immagini e storie positive dopo il viaggio per dare forma a ricordi positivi. Si rimane impegnati attraverso i social media;
  • Bilanciare l’autenticità con l’accessibilità. Mantenere elementi di architettura, cucina e cultura locali aggiungendo al contempo infrastrutture turistiche.

Maria Di Lanno per Questione Civile

Sitografia:

www.obiettivoinsalute.it

traveltherapists.it

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