Raffaello e l’architettura
Nei precedenti articoli dedicati alla figura di Raffaello vi abbiamo raccontato di un artista dedito alla pittura ma aperto anche ad altre forme d’arte, come dimostrano le molte incisioni tratte a partire dai suoi disegni, ma anche i cartoni realizzati per la produzione di arazzi strepitosi. Una mente poliedrica e capace di soddisfare le richieste più varie dei suoi committenti e di collaborare con artisti esperti in altri campi. Ma certamente Raffaello padroneggiò perfettamente anche l’arte del costruire: l’architettura.
Raffaello architetto papale
Sebbene le opere pittoriche di Raffaello siano universalmente conosciute, non può dirsi lo stesso degli edifici da lui progettati. Eppure, i suoi contemporanei lo ritengono a pari merito sia pittore che architetto, come scrive anche Giorgio Vasari nella biografia dell’Urbinate. Nell’immaginario comune del secondo decennio del Cinquecento, Raffello era soprattutto l’architetto ufficiale del papa. Infatti, nel 1514 egli succedette a Bramante alla direzione della Fabbrica di San Pietro, intervenendo nella progettazione del coro della Basilica. Inoltre, lo stesso papa, Leone X, lo incaricò di sovraintendere alla cura e al rinnovamento di tutto il tessuto urbano della città di Roma.
L’eclissi del pittore sull’ architetto
Dunque, Raffaello aveva raggiunto l’apice della sua carriera non tanto come pittore quanto piuttosto come architetto, posto a capo della città più importante della Cristianità. Nonostante ciò, oggi quest’altra faccia dell’artista è stata totalmente eclissata dalla fama del pittore.
Le ragioni di questa eclissi sono da rintracciare innanzitutto nei fatti; molte imprese architettoniche progettate da Raffaello non furono portate a compimento, e le poche che lo furono subirono una serie di trasformazioni e demolizioni. Inoltre, va tenuta presente la difficoltà per gli stessi studiosi di poter effettivamente ricostruire l’attività di Raffaello architetto in mancanza di documenti, quali i disegni, andati dispersi dopo la sua morte.
Pittura e architettura: arti sorelle
Certamente va considerato che pittura e architettura fossero per il maestro due facce di una stessa medaglia, connesse e strettamente legate alla pratica del disegno. Come d’altronde lo furono per moltissimi artisti del Rinascimento, primi fra tutti Leonardo e Michelangelo. È necessario, quindi, ricordare quanto queste arti fossero effettivamente “sorelle” e sin dai primi step della formazione artistica assumevano pari importanza.
Raffaello e lo studio dell’architettura
Il primo approccio di Raffaello all’architettura può ravvisarsi proprio nella sua città natale. Urbino era tra le città più all’avanguardia in campo architettonico, in quanto Federico da Montefeltro aveva promosso la costruzione di Palazzo Ducale secondo i progetti degli architetti Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini e Baccio Pontelli.
In seguito, frequentando la bottega di Pietro Perugino, Raffaello potrebbe aver preso parte a una sorta di viaggio studio a Firenze, dove avrebbe potuto ammirare tutti i più moderni edifici, costruiti secondo i canoni architettonici riscoperti all’inizio del Rinascimento.
Le architetture dipinte
Tuttavia, egli non si dedicò all’architettura nelle prime fasi della sua carriera, ma è innegabile lo studio dei suoi principi che dimostra di conoscere in alcuni suoi dipinti, dove gli edifici diventano co-protagonisti con i personaggi raffigurati.
Come, ad esempio, nello Sposalizio della Vergine oggi alla Pinacoteca di Brera, dove, imitando il maestro Perugino, dipinse sullo sfondo un tempio ma dalle forme più moderne e perfettamente integrato nello spazio circostante.
E poi dopo il suo trasferimento a Roma, Raffaello si avvicinò sempre di più all’architettura seguendo da vicino i lavori progettati da Bramante a San Pietro. Negli affreschi delle Stanze Vaticane, egli diede prova di aver appreso tutti gli assiomi dell’architettura classica e contemporanea; elaborò magnificenti architetture che includono non solo i personaggi dipinti, ma fanno sentire parte della scena anche lo spettatore.
Sette anni di progetti
La vera e propria carriera da architetto di Raffaello si concentra tra il 1513 e il 1520, quando diede alla luce molti progetti per edifici privati, come palazzi urbani e ville suburbane, ma anche cappelle e chiese.
I principali committenti furono le famiglie legate all’ambiente pontificio, come ad esempio i Chigi; per loro realizzò le Scuderie, situate su Via della Lungara vicino alla Villa di Agostino Chigi (oggi Villa Farnesina), il cui aspetto può essere ricostruito attraverso alcuni disegni, poiché ne restano solo alcuni esigui elementi architettonici.
La cappella Chigi
Ma l’opera più importante commissionata dai Chigi fu la cappella di famiglia nella Chiesa di Santa Maria del Popolo. Nonostante il coinvolgimento di Raffaello sia documentato solo nel testamento di Agostino Chigi del 1519, i lavori e la progettazione dovettero iniziare intorno al 1513. La struttura della cupola fu conclusa nel 1516 mentre la sua decorazione fu portata a termine prima della morte di Raffaello, ma non la decorazione del resto della cappella; essa venne ultimata solo nel 1652 con l’intervento di Gian Lorenzo Bernini.
La struttura
Collocata sulla navata sinistra, la cappella ha una pianta ottagonale, formata da lati brevi e lunghi su cui si trovano l’altare e le due tombe di Agostino e del fratello Sigismondo. Gli archi e i pennacchi sostengono un’ulteriore trabeazione su cui poggia il tamburo circolare da cui poi si innalza la cupola.
Raffaello stesso aveva disegnato la decorazione dell’intradosso della calotta, suddivisa in una serie di riquadri delimitati da stucchi dorati. Le otto raffigurazioni furono realizzate a mosaico da Luigi de Pace; esse hanno per soggetto le personificazioni dei sette pianeti con i relativi segni zodiacali e accompagnate da angeli. Al centro della cupola invece è rappresentato Dio Padre stagliato contro un cielo azzurro, come a voler imitare l’oculo del Pantheon.
Secondo il progetto originario, Raffaello aveva previsto che la decorazione a mosaico continuasse tra le finestre del tamburo e nei tondi dei pennacchi; essa, però, fu realizzata molto dopo ad affresco. Inoltre, aveva previsto una pala d’altare con l’Assunzione della Vergine, che venne poi ripensata con la Natività della Vergine eseguita da Sebastiano del Piombo. Concludevano il progetto una serie di sculture pensate sempre da Raffaello ma affidate a suoi collaboratori, di cui si conservano solo Giona ed Elia.
Dunque, un progetto complesso che solo in parte fu portato a compimento. Raffaello era riuscito ad innestare, in un complesso ecclesiale di antica fondazione, le più moderne soluzioni architettoniche del Cinquecento. Ancora oggi entrando in questa chiesa si avverte fortemente il divario tra la cappella Chigi e le altre cappelle quattrocentesche.
Il progetto di una casa
Tra le varie opere architettoniche progettate ma mai portate a compimento vi è anche quella dell’abitazione che avrebbe sancito una volta per tutte lo status sociale ormai acquisito dall’artista.
Egli, infatti, aveva ottenuto dal capitolo di San Pietro un terreno edificabile lungo via Giulia, nel quartiere abitato da prelati e importanti famiglie non molto distante dal Vaticano.
I progetti, che prevedevano un palazzo dalle forme eleganti e un cortile interno dotato di nicchie con al loro interno statue antiche, restarono su carta poiché Raffaello morì prima di poterli vedere realizzati.
Una morte improvvisa a soli trentasette anni, che privò Roma e tutta la penisola di tante opere mai realizzate dall’artista, ma che fortunatamente aveva istruito tante giovani menti e mani.
Ilaria Arcangeli per Questione Civile