La commedia (all’)italiana non si legge e non si guarda a scuola

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«A scuola meno Promessi sposi» e più commedia italiana: ha raccontato la storia del Paese

Teoricamente, un ragazzino del terzo superiore, iniziando a studiare la letteratura italiana – ed europea –, incontrerà nel suo percorso di studi (o sentirà per lo meno nominare): la Cassaria, i Suppositi, la Mandragola, la commedia dell’arte con le sue maschere, la Locandiera, le Baruffe Chiozzotte, le commedie di Lope de Vega, Tirso de Molina e Molière, quelle di Shakespeare, di Ruzante, e ancora prima, se capiterà, la poesia comico-realistica trecentesca o altre espressioni comiche delle letterature europee. Per non parlare della produzione drammatica ottocentesca e novecentesca con Pirandello: un nome così grande e importante che varrà come unico esempio per la letteratura contemporanea.

La necessità di questa tirata iniziale? Enrico Vanzina, celebre registra e produttore cinematografico italiano, ha proposto al Festival del Cinema di Viareggio, davanti a Stefano Zurlo (il giornalista che lo intervistava) e Gianni Canova (rettore della Iulm):

«Se fossi ministro metterei qualche lezione in meno su I Promessi Sposi e una volta alla settimana la proiezione di un film di commedia italiana per capire chi siamo e da dove veniamo. La commedia italiana ha raccontato tutto in anticipo».

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Il regista Enrico Vanzina

La commedia: un genere “minore” amato dai minori

È un’osservazione che non andrebbe nemmeno commentata, in verità: per quanto la commedia, effettivamente, sia bistrattata dalla critica, e, dei poeti che ho sopra citato – tranne le dovute eccezioni di Molière e di Goldoni ad esempio – sia tenuta in poco conto rispetto al resto della loro produzione, il genere è ben presente nelle nostre scuole: alle medie, è ben studiato nella sua struttura e nelle sue caratteristiche (assieme al racconto umoristico); alle superiori, valga l’elenco all’inizio di questo articolo, per dimostrare che, davanti a un’utenza sempre più varia e da stimolare, quale quella delle nuove generazioni di allievi, che non si accontentano più – giustamente – di affrontare il programma scolastico con lezioni frontali e studio individuale dal libro di testo, la commedia è un genere preferito e avvertito come più “leggero” e accattivante per lo stimolo dello studente o della studentessa.

La scuola che immagina Vanzina, quella in cui i partiti – è additato addirittura lo scomparso PCI tra le cause della “decadenza” della commedia italiana sia in sala che in aula – dettano il gusto delle letture scolastiche, e quella in cui l’idealismo crociano-gentiliano e il De Sanctis decidono quale lettura sia più edificante e moralmente integra per l’educazione del discente, è la scuola che Vanzina avrà presumibilmente frequentato a suo tempo; le cose sono cambiate da un bel po’ di anni: indice di come sia caduto in basso il nostro sistema scolastico, visto che tutti si permettono di mettervi bocca, e visto che nessuno ne sa nulla nella realtà effettiva.

Le comiche…

Che poi il regista abbia ragione nel sottolineare come il cinema – assieme alla dimenticata storia della musica – sia assolutamente tralasciato dal nostro sistema di istruzione, e che non venga tenuto in conto o in grande stima, ma ancora è guardato come un divertissement senza messaggio, o una “perdita di tempo” per le ore di studio (ogni alunno, quando il prof di italiano o inglese propone di guardare un film a scuola, sente il sollievo dell’”ora persa”), tuttavia va ricordato che anche la settima arte ha una sua critica, un suo canone e i suoi studi, davanti ai quali, e non ce ne vorrà Vanzina, le sue commedie passerebbero volentieri in secondo piano.

Dunque, se il problema della poca rappresentatività del genere “commedia” non sussiste, perché ben rappresentato dalla nostra tradizione letteraria e culturale, esiste invece il problema della disistima che il cinema comico ha tra i banchi di scuola. Che ne siano complici anche i cinepanettoni?

Insomma, ormai tutti dicono la loro sulla scuola, avvertendo un “problema scuola”, che, in verità, se c’è, già da tempo, dal basso delle cattedre di ciascun docente, cerca di essere risolto con le iniziative singole di scuole, piani dell’offerta formativa e programmi scolastici. Mai dall’alto delle istituzioni, però. Che I Promessi Sposi, poi, siano una lettura residuale di quel crocianesimo di cui sopra, un po’ agée e risorgimentale, questo romanzo non può essere certamente sostituito da Vacanze di Natale 2000. Con tutto il rispetto per … Manzoni.

La “commedia all’italiana” di Alessandro Manzoni

Lasciamo che i ragazzi si godano una bella risata al cinema o a casa loro quando e come vogliono, senza istituzionalizzare il Monnezza o Eccezzzzzzziunale. Ma soprattutto lasciamo che continuino – e anzi, ultimamente – imparino – a costruirsi un bagaglio emozionale (e culturale), degli strumenti emotivi per commuoversi, e divertirsi, con Lucia e don Abbondio. Se Vanzina chiama in causa la cultura nazional-popolare, gli va ricordato che il romanzo di Manzoni nasce dalle stesse premesse di certa commedia all’italiana: la differenza è il risultato finale, in alcuni casi.

Riccardo Stigliano per Questione Civile

Sitografia

www.ansa.it

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www.corrieredellasera.it

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