Parthenope: il mito del femminile a Napoli

Parthenope

Significato, trama e simboli di Parthenope: l’ultimo film di Paolo Sorrentino

Presentato a Cannes nel 2024, Parthenope è uscito nelle sale lo scorso 24 ottobre e dal 6 febbraio 2025 lo si può guardare anche su Netflix. Ancora una volta Paolo Sorrentino torna nella sua amata Napoli, questa volta rappresentata da una donna e dalla sua straordinaria bellezza.

Parthenope mette in scena la vertigine della giovinezza, quel tempo in cui è possibile abbandonarsi all’irresponsabilità, alla spensieratezza, a quella forma particolare di gioia tanto intensa quanto breve.

Disse il regista a Cannes:

« Il film è un ritorno a Napoli. Parla d’amore tra donne, di amori proibiti, di tabù, di primi amori, paterni, mancati.

Se da un lato La Grande Bellezza è la storia di uno sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato sul mondo. Lei rappresenta Napoli, in quanto entrambe sono un mistero, indefinibili ».

La bellezza in Parthenope

Parthenope è il viaggio di iniziazione di una fanciulla nel suo percorso di maturazione da bambina a donna. La protagonista, interpretata da Celeste dalla Porta, dà ragione al suo nome fin dalla nascita. Allegoria di Napoli, nasce in acqua come la città di cui lei stessa è la personificazione. Il personaggio, così come il film stesso, rimanda al mito della Sirena Partenope (dal greco vergine), fondatrice del capoluogo campano con amore e per amore. Frustrata per non essere riuscita a sedurre Ulisse, si suicida dando luogo, con la dissolvenza del suo corpo, alla città di Napoli.

Creatura desiderante e desiderata l’attrice Dalla Porta riesce al meglio ad esprimere tutta la sensualità del personaggio. Femme fatale che per tutto il film non si “lascia andare” ma si mantiene intatta, impenetrabile. Mostra il suo sapere e il suo potere sugli uomini, come una creatura mitologica condannata ad affascinare e a sfuggire. Non si lascia prendere da chi la vorrebbe raggiungere, catturare e possedere.

Ancora una volta Sorrentino mostra al suo ampio pubblico che «La bellezza è come la guerra: spalanca le porte». La giovane Parthenope può tutto grazie al suo fascino. Ma ciò che la rende così attraente e sfuggente è anche la sua estrema intelligenza, il fatto di avere sempre la risposta pronta.

Il regista tuttavia mostra anche il potere più oscuro della bellezza: quello di essere una forma di schiavitù e di ossessione costante nella mente femminile che «ammalia i primi dieci minuti ma irrita per i successivi dieci anni». Lo vediamo nelle figure di Flora Malva e Greta Cool. Entrambe ex attrici impaurite dalla metamorfosi del loro corpo che invecchia e incapaci di accettarlo, costrette così una a mascherare il proprio volto, sfigurato dalla chirurgia plastica, e l’altra ad indossare una parrucca.

La maturazione

Nella sua giovinezza, Parthenope vive ingenuamente come sovrana indiscussa di quel vasto microcosmo che è la sua casa e i suoi affetti. Consapevole della sua bellezza e del potere che esercita su chi la circonda conosce solo gioie e ricchezze.

Questo idilliaco velo di Maya crolla durante una vacanza a Capri dove il potere del suo fascino risulta fatale per suo fratello Raimondo. Il giovane, fragile  e dissipato, da sempre innamorato della sorella, si suicida dopo che lei lo respingerà per l’amico che avevano in comune: Sandrino, figlio della governate della casa.

Questo tragico evento segna uno spartiacque nel film e nella vita di Parthenope. Assistiamo ad una maturazione del personaggio e forse alla conclusione del suo processo di formazione. Da questo momento in poi si prende una strada metaforica e simbolica in cui la fanciulla si fa città.

Ella entra in contatto con l’ambiente dell’arte, si avvicina alla recitazione, alla fede folkloristica tipica della città (Il Miracolo e il Tesoro di San Gennaro). Conoscerà la parte più occulta del capoluogo, camminando per le strade più malfamate dei Quartieri Spagnoli e vedendo forme di quotidianità a lei sconosciute. Assisterà alla “grade fusione” tra due famiglie camorriste.

Paolo Sorrentino fa così un’antropologia di Napoli: città notturna anche quando c’è il sole. È proprio grazie alla passione per l’antropologia che Parthenope metterà le sue radici nell’ambito accademico. L’antropologia sarà per lei una forma di liberazione dal suo passato e dalla sua bellezza.

Se è desiderata da molti uomini chi desidera Parthenope?

Gli uomini che sembrano accenderla sono persone che le sarebbero interdette o che non possono amarla.

Il primo è John Cheever, attempato scrittore omosessuale; poi il Vescovo Tesoroni, un seduttore come lei ma a cui la giovane non potrà concedersi totalmente causa della sua posizione nella gerarchia ecclesiastica.

Infine, l’uomo del desiderio per eccellenza è il Professor Marotta. Il rapporto tra i due è privo di ogni forma di erotismo. Per la prima volta in un rapporto umano Parthenope è vista oltre la sua estetica. Lui non la considera un oggetto sessuale e non fa alcuna illusione alla sua bellezza ma riconosce nell’allieva un’affinità intellettuale ed elettiva. Marotta è l’affetto paterno che la ragazza non ha mai avuto, specie dopo la morte del fratello.

Il finale e la riconciliazione di Parthenope

Il finale del film è la riconciliazione di Parthenope donna con Parthenope città.

Dopo essere fuggita fino a Trento e aver avuto una brillante carriera universitaria, nel 2023 la protagonista ormai settantenne, interpretata questa volta da Stefania Sandrelli, torna a fare i conti con la sua città, tanto amata e tanto odiata allo stesso tempo. Festeggiando lo scudetto per le strade del centro storico la donna ritrova finalmente sé stessa. Lì a Napoli, dove tutto era cominciato, si arresta la sua figura. È una celebrazione della femminilità, un velato grido femminista contemporaneo. La protagonista si mostra oltre la superficie. Femme fatale e sirena seduttrice, sceglie sé stessa e costruisce da sola il proprio destino di fronte ad una società che cerca di addossarle ruoli, quando come attrice e quando come madre.

Il film è un canto d’amore alla città di Napoli da parte di Paolo Sorrentino. È la città stessa che si spoglia, si svela, si mostra nella sua bellezza inafferrabile.

Ginevra Tinarelli per Questione Civile

Sitografia:

www.cinematrographe.it

www.vanityfair.it

www.cinefilos.it

www.vogue.it

www.elle.com

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