Il folklore contemporaneo dalla tradizione al presente

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Il folklore contemporaneo dai racconti tradizionali ai linguaggi del presente

Sentir parlare di folklore contemporaneo potrebbe stranire più di qualcuno, dal momento che siamo soliti associare il folklore a un passato lontano, fatto di racconti al focolare, riti arcaici e tradizioni contadine. È un’immagine che sporadicamente abbiamo rievocato anche in questa rubrica, pur sapendo che in realtà il folklore è ancora vivo e vegeto. Anzi: proprio nel presente, in un mondo iperconnesso, globalizzato e digitale, le storie della tradizione non solo sopravvivono, ma si trasformano, si ibridano, si reinventano.

Il folklore contemporaneo, dunque, non è la semplice sopravvivenza di tradizioni antiche: è il modo in cui vecchi schemi narrativi, simboli e paure si adattano alle forme della comunicazione moderna. Le fiabe (ri)vivono nei film d’animazione, i miti vengono assorbiti in stravaganti teorie del complotto, le figure liminali ottengono una nuova centralità in videogiochi e giochi da tavolo. Anche il linguaggio cambia: dai proverbi si passa ai meme, mentre canti e balli rituali diventano coreografie virali su TikTok.

Questo articolo, che conclude la rubrica “Affabulati: il folklore visto da dentro”, esplorerà i modi in cui il patrimonio simbolico, narrativo e rituale del folklore continua a influenzare la cultura di oggi. Ci muoveremo quindi tra fake news, leggende metropolitane, fantasy, TikTok, cultura pop e nuove ritualità per chiederci: il bisogno umano di raccontare l’invisibile, il misterioso, l’ignoto è davvero scomparso?

“Affabulati: il folklore visto da dentro”
– N. 8
Questo è l’ottavo numero della Rubrica di Area dal titolo “Affabulati: il folklore visto da dentro”, appartenente all’Area di Scienze Umane

Menzogne del folklore contemporaneo: leggende metropolitane e teorie del complotto

Una delle manifestazioni più evidenti del folklore contemporaneo è la diffusione delle cosiddette leggende metropolitane. Racconti brevi, trasmessi oralmente o via social, spesso anonimi, che mettono in scena paure collettive, sospetti o eventi straordinari. Ecco qualche esempio direttamente da Facebook: “Un’amica di mia cugina ha trovato un ago infetto nel sedile del cinema”, “un uomo si è svegliato senza un rene in un hotel a Bangkok”, “gli aerei rilasciano sostanze nelle scie per controllare la popolazione”. Tutte storie spesso tanto assurde quanto non verificate, ma che comunque riescono a circolare con una forza narrativa simile a quella di certi racconti tradizionali.

Queste storie, infatti, condividono molte caratteristiche con il folklore tradizionale: nascono in ambienti popolari, si diffondono velocemente, si adattano al contesto, vengono creduti veri anche senza prove. La teoria del complotto, in particolare, rappresenta la forma più evoluta e potente di una leggenda metropolitana; potremmo quasi considerarla come il suo ultimo stadio evolutivo, la sua degenerazione finale. Questo perché la teoria del complotto trasforma l’incertezza in certezza, l’invisibile in spiegabile, il caos in complotto organizzato. E questo è esattamente ciò che facevano i miti nell’antichità: cercavano una ragione dove una ragione non c’era, un senso profondo dove la realtà appariva incomprensibile.

La differenza, però, è abissale, perché i miti e le leggende davano un ordine cosmologico e sociale che nessuno si sognava di infrangere, pena la condanna del resto del gruppo. In quelle storie ci si credeva perché non c’erano alternative razionalmente valide. Le teorie del complotto, invece, fanno esattamente il contrario: parlano di un ordine costruito a tavolino da entità invisibili, ma quest’ordine è pericoloso e deve quindi essere abbattuto, rovesciato. Chi crede nelle teorie del complotto lo fa non per assenza di alternative razionali, ma perché quelle alternative le rifiuta, spesso sulla base di pregiudizi.

Folklore contemporaneo tra fantasy e cultura pop

Il folklore contemporaneo, in questo senso, è anche un mezzo di controllo sociale: chi racconta e chi ascolta si sente parte di una comunità che condivide sospetti, paure, paranoie, codici nascosti. Come avveniva un tempo nei villaggi, oggi i gruppi Telegram e i forum online diventano nuovi spazi scritti e orali dove si tramandano storie ai limiti dell’assurdo.

Se, infatti, il folklore tradizionale costruiva l’immaginario delle comunità attraverso fiabe, miti e racconti orali, oggi questo ruolo è assunto in parte dalla narrativa fantasy e dalla comunicazione: dal cinema alle serie TV, per finire ai videogiochi. L’universo di Tolkien, ispirato come noto alla mitologia norrena e anglosassone, ne è un esempio evidente. Ma anche saghe come Harry Potter, Il Trono di Spade o Stranger Things riprendono strutture folkloriche e archetipi universali: il viaggio dell’eroe, il mentore, la creatura liminale, il varco tra i mondi.

Il successo di questi prodotti non si può quindi spiegare solo con la loro capacità di soddisfare la richiesta di intrattenimento. Piuttosto, è lecito pensare che essi sappiano rispondere meglio di altri ad aspettative e domande universali, come per esempio la ricerca di un senso negli eventi della vita oppure l’insanabile contrapposizione tra bene e male. Non a caso, diversi studiosi ritengono che il fantasy sia una sorta di folklore ricreato, proprio perché reinventa le vecchie forme e le adatta ai gusti e ai linguaggi del presente. Persino i supereroi, in un certo senso, sono i nuovi personaggi mitici: hanno poteri straordinari, origini misteriose, codici morali e destini eccezionali. È per questo motivo che la figura di Ercole ha funzionato benissimo sia come mito dell’antichità, sia come modello di eroe perfetto nel film d’animazione Disney.

Un esempio: TikTok

Un altro luogo sorprendente in cui il folklore contemporaneo prende vita è TikTok, la piattaforma che forse meno di tutte assoceremmo al folklore. Chiunque sia iscritto si sarà sicuramente imbattuto non solo in balletti virali, ma anche in video basati su rituali magici, leggende e racconti dell’orrore. Non sono pochi i creator che recitano storie di fantasmi, mostrano rituali di protezione, leggono tarocchi o condividono aneddoti su sogni premonitori. Insomma, una vera e propria galassia distante anni luce dalla fredda tecnocrazia che domina la nostra società, ma che deriva direttamente da antichi saperi che prima magari restavano circoscritti in gruppi ristretti, mentre ora sono oggetto di discussioni pubbliche potenzialmente aperte a tutto il mondo.

 Questo fenomeno, definito da alcuni studiosi folklore digitale, non è solo una forma di intrattenimento. In molti casi, infatti, chi produce questi contenuti lo fa sulla base di una sincera adesione ai valori espressi da queste conoscenze, reinterpretandole però in chiave personale e fondendole con nuove sensibilità, come per esempio a questioni (de)coloniali e di genere.

Il folklore contemporaneo, dunque, non è una tradizione che resiste al cambiamento, ma una tradizione che si rigenera proprio grazie al cambiamento. TikTok, YouTube, i forum e le chat hanno preso il posto dei focolari attorno a cui ci si riuniva, introducendo un cambiamento epocale nella traditio delle tradizioni del folklore. La trasmissione, infatti, non procede più in senso verticale dall’alto verso il basso dai più vecchi ai più giovani, ma in senso orizzontale all’interno di una comunità di pari. Il creator, vero e proprio primus inter pares della sua comunità, può a sua volta chiedere e ricevere consigli dai membri di questa comunità, mantenendo sempre vivo lo scambio.

Il folklore contemporaneo è il futuro del folklore?

Con questo articolo si conclude la nostra rubrica “Affabulati: il folklore visto da dentro”: un viaggio iniziato tra fiabe e tradizioni orali, passato attraverso le funzioni narrative, i simboli, le soglie e le figure liminali, fino ad arrivare ad oggi.

Ed è proprio sul concetto di soglia che occorre insistere quando si parla del folklore contemporaneo: esso, infatti, è il punto in cui si incontrano non solo il passato e il futuro, ma soprattutto il punto in cui la memoria collettiva si fonde con nuove aspirazioni e nuove modalità di comunicazione.

Oggi il folklore si manifesta ovunque, anche nei luoghi meno evidenti. Vive nelle teorie del complotto, che trasformano ansie e sospetti in trame dotate di senso; vive nei trend dei social media, che rielaborano in chiave ironica o drammatica archetipi che l’umanità ha codificato nella notte dei tempi; vive, infine, nei romanzi fantasy e nelle saghe cinematografiche, che riprendono miti millenari e li ripropongono un pubblico globale.

Questa vitalità dimostra che il folklore non è un relitto da museo, ma un linguaggio vivo che sa come parlare ai bisogni del presente. È vivo proprio perché cambia, e continuerà a farlo finché ci sarà qualcuno disposto a raccontare e qualcuno desideroso di ascoltare. Perché in fondo, il folklore – antico o contemporaneo che sia – serve sempre allo stesso scopo: dare voce a ciò che non si vede, nominare l’ignoto e renderlo parte della nostra esperienza condivisa.

Francesco Cositore per Questione Civile

Bibliografia

Bauman, R. (1992). Folklore, Cultural Performances, and Popular Entertainments. New York: Oxford University Press.

Dégh, L. (2001). Legend and Belief: Dialectics of a Folklore Genre. Indiana University Press.

Dundes, A., & Bronner, S. J. (2007). The meaning of folklore: The analytical essays of Alan Dundes. Logan: Utah State University Press.

Fanelli, A. (2015). Il canto sociale come “folklore contemporaneo” tra demologia, operaismo e storia orale. Lares, 81(2/3), 291-316.

Meschiari, M. (2020). Antropocene fantastico. Miti, simboli e racconti alla fine di un mondo. Armillaria.

Howard, R. G. (2011). Digital Jesus: The Making of a New Christian Fundamentalist Community on the Internet. NYU Press.

Oring, E. (2008). Legendry and the Rhetoric of Truth. The Journal of American Folklore, 121(480), 127–166.

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