Storia e attualità del solenne e segreto rito cattolico del conclave, per l’elezione dell’erede al soglio di Pietro
La storia del conclave, il segreto e solenne rito con cui la Chiesa cattolica elegge il suo pontefice, è un viaggio affascinante che attraversa oltre otto secoli di storia. Il termine stesso, conclave, deriva dal latino “cum clave” (“chiuso a chiave”), evocando l’idea di un luogo sigillato, separato dal mondo, dove i cardinali si raccolgono per scegliere il successore di Pietro, senza interferenze esterne.
Dal caos medievale alla clausura
Nei primi secoli del cristianesimo, l’elezione del vescovo di Roma avveniva in modo informale, con il coinvolgimento del clero e del popolo locale. Tuttavia, con la crescita del potere temporale della Chiesa e l’interesse delle grandi famiglie romane e dei sovrani europei, le elezioni papali divennero sempre più complesse e spesso caotiche, segnate da lotte di potere e influenze politiche.
Un primo tentativo di regolamentazione avvenne nel 1059, quando papa Niccolò II, con la bolla In nomine Domini, stabilì che solo i cardinali avessero il diritto di eleggere il papa, sottraendo così l’elezione alle pressioni laiche e aristocratiche. Nel 1179, Alessandro III, con la costituzione Licet de vitanda, introdusse la regola della maggioranza qualificata dei due terzi, ancora oggi fondamento del sistema elettivo.
La svolta di Viterbo: nascita del conclave moderno
Il vero punto di svolta avvenne tra il 1268 e il 1271, con il celebre conclave di Viterbo. Dopo la morte di Clemente IV, i cardinali, divisi da interessi politici e nazionali, non riuscivano a trovare un accordo. La situazione si protrasse per quasi tre anni, il conclave più lungo della storia. Esasperati, i cittadini di Viterbo chiusero fisicamente i cardinali nel palazzo papale, murando le porte e, a un certo punto, rimuovendo persino il tetto per accelerare la decisione.
Alla fine, fu eletto Teobaldo Visconti, che prese il nome di Gregorio X. Profondamente colpito dall’esperienza, Gregorio X promulgò nel 1274, durante il Concilio di Lione II, la costituzione Ubi periculum, che istituiva ufficialmente il conclave: i cardinali dovevano essere rinchiusi “cum clave”, senza contatti con l’esterno, fino all’elezione del nuovo papa.
Le regole fondamentali del conclave: clausura, maggioranza e segretezza
La Ubi periculum fissava regole severe: i cardinali dovevano essere isolati, con vitto progressivamente ridotto se l’elezione si protraeva, e nessuno poteva comunicare con loro. L’obiettivo era duplice: accelerare la scelta e garantire l’indipendenza della Chiesa da pressioni esterne.
Queste norme furono integrate e perfezionate nei secoli successivi. Papa Gregorio XV, nel 1621, con le costituzioni Aeterni Patris e Decet Romanorum Pontificem, ribadì la clausura, la segretezza del voto e la necessità della maggioranza dei due terzi, introducendo l’obbligo del voto scritto e segreto.
Nonostante le regole, le potenze cattoliche continuarono a esercitare pressioni sulle elezioni papali. Dal XVI al XIX secolo, Austria, Francia e Spagna si arrogavano il cosiddetto “diritto di veto” (jus exclusivae), potendo escludere candidati sgraditi. Questa pratica fu definitivamente abolita da Pio X nel 1904 con la costituzione Commissum Nobis, riaffermando l’autonomia del conclave.
Conclave: dalla Sistina al Vaticano
Il luogo del conclave variò nel tempo. Secondo la prima legge di Gregorio X, il conclave doveva tenersi nel luogo dove era morto il papa. Tuttavia, dal Quattrocento in poi, la sede divenne stabilmente Roma: prima il palazzo Vaticano, poi il Quirinale, con rare eccezioni come Venezia nel 1800. Dal 1492, la Cappella Sistina è la sede principale e, dal 1878, quella fissa dei conclavi.
Il cerimoniale prevede che, dopo ogni scrutinio, le schede vengano bruciate: il fumo nero indica che non c’è ancora un eletto, quello bianco annuncia l’elezione del nuovo pontefice.
L’avvento dell’era moderna tra trasparenza e globalizzazione
Il Novecento segna una trasformazione decisiva. Nel 1945, Pio XII con la costituzione Vacantis Apostolicae Sedis stabilì che il conclave dovesse riunirsi entro 20 giorni dalla morte del papa, in territorio vaticano, e che vi partecipassero tutti i cardinali sotto gli 80 anni (norma introdotta da Paolo VI nel 1970).
Successivamente, nel1978, anno dei due conclavi (elezione di Giovanni Paolo I e, dopo la sua morte improvvisa, di Giovanni Paolo II), la Chiesa mostrò la sua apertura al mondo: Karol Wojtyła fu il primo papa non italiano dopo 455 anni.
Nel 2013, con la storica rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di Papa Francesco, primo sudamericano e primo gesuita a salire al soglio di Pietro, il conclave ha testimoniato la globalizzazione del cattolicesimo e il nuovo ruolo geopolitico del Papa.
La “Universi Dominici Gregis”
La costituzione apostolica Universi Dominici Gregis (1996), promulgata da Giovanni Paolo II, regola oggi il conclave: partecipano solo i cardinali sotto gli 80 anni, fino a un massimo di 120 elettori (oggi 133); l’elezione avviene solo per scrutinio segreto, con la maggioranza dei due terzi; se dopo 34 scrutini non si raggiunge una decisione, si può procedere all’elezione tra i due candidati con più voti, sempre a maggioranza qualificata; il segreto su quanto avviene in conclave è assoluto, anche dopo l’elezione.
I pontefici più celebri nel cristianesimo cattolico: da San Pietro all’epoca medievale
Nel corso dei secoli, numerosi papi hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia, non solo della Chiesa cattolica ma dell’intera umanità. San Pietro, considerato il primo papa della storia della Chiesa, fu tra i più stretti discepoli di Gesù e, secondo la tradizione, guidò la comunità cristiana di Roma fino al martirio sotto Nerone. Il suo ruolo di guida spirituale e la sua morte a Roma hanno fondato il primato papale, diventando il simbolo stesso della continuità apostolica e della reclamata superiorità della Chiesa di Roma su tutte le altre chiese cristiane nel mondo.
Gregorio Magno (590-604), noto anche come Gregorio I, fu fondamentale per la riorganizzazione della Chiesa nel periodo delle invasioni barbariche. Trattò con i Longobardi, provvide al sostentamento della popolazione e promosse l’evangelizzazione dell’Europa. A lui si deve anche la riforma della liturgia e la nascita del canto gregoriano, elementi che hanno plasmato la cultura occidentale. Leone Magno (440-461) è celebre per aver fermato Attila, re degli Unni, alle porte di Roma, salvando la città dalla distruzione. Il suo pontificato rafforzò l’autorità morale e politica del papato, ponendo le basi per il ruolo centrale della Chiesa nel Medioevo.
Leone III (795-816) fu il papa che, nel Natale dell’800, incoronò Carlo Magno imperatore, sancendo la rinascita dell’Impero Romano d’Occidente e inaugurando il Sacro Romano Impero. Questo gesto legò indissolubilmente il papato alle vicende politiche europee per i secoli a venire.
I papi più influenti dal basso Medioevo all’inizio dell’Età Moderna
Papa Urbano II (1088-1099) è ricordato per aver indetto la Prima Crociata nel 1095, un evento che segnò profondamente i rapporti tra cristianesimo e mondo islamico e che ebbe enormi ripercussioni politiche, culturali e religiose tra Europa e Medio Oriente.
Invece, Innocenzo III (1198-1216) fu uno dei papi più potenti del Medioevo. Promosse diverse crociate, intervenne negli affari dei regni europei e rafforzò il potere papale, rendendo la Chiesa una delle principali forze politiche del tempo.
Leone X (1513-1521), membro della famiglia de’ Medici, fu protagonista del Rinascimento romano, promuovendo le arti ma anche affrontando la sfida della Riforma protestante. Fu lui a scomunicare Martin Lutero, evento che segnò la frattura con il mondo protestante.
Degno di menzione è Gregorio XIII (1572-1585), che introdusse la riforma del calendario, dando vita al calendario gregoriano, oggi in uso nella maggior parte del mondo. Questa innovazione ebbe un impatto globale, ben oltre i confini della Chiesa.
I papi più celebri nella Chiesa atemporale: dal XIX secolo al terzo millennio
Pio IX (1846-1878) fu il papa più longevo e guidò la Chiesa in uno dei periodi più turbolenti, segnato dall’unificazione italiana e dalla fine del potere temporale dei papi. Proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione e convocò il Concilio Vaticano I.
Nel Novecento e nel XXI secolo, papi come Pio XI (firmatario dei Patti Lateranensi), Giovanni XXIII (che aprì il Concilio Vaticano II), Giovanni Paolo II (protagonista della caduta del comunismo) e Francesco (primo papa latino-americano, promotore di una Chiesa più vicina agli emarginati) hanno continuato a influenzare la storia mondiale, testimoniando la capacità del papato di adattarsi e incidere nei grandi cambiamenti della società, perlomeno dal punto di vista spirituale ed immateriale. Questi papi, con le loro azioni e decisioni, hanno contribuito a modellare non solo la storia della Chiesa, ma anche quella dell’Europa e del mondo intero.
Curiosità sui conclavi
Il conclave più breve fu quello che elesse Giulio II nel 1503, durato solo poche ore, mentre il più lungo fu il conclave di Viterbo (1268-1271), che durò quasi tre anni. Il primo conclave nella Cappella Sistina fu quello del 1492, che elesse Alessandro VI, mentre il primo conclave dopo Ubi periculum fu ad Arezzo nel 1276, con l’elezione di Innocenzo V.
La storia del conclave riflette la tensione costante tra tradizione e innovazione, tra il desiderio di autonomia spirituale e le sfide della politica e della storia. Dalla clausura medievale ai conclavi globalizzati del XXI secolo, il rito dell’elezione papale rimane uno dei momenti più solenni e misteriosi della vita della Chiesa cattolica, custode di una tradizione che, pur evolvendosi, continua a parlare al mondo intero.
Alessio Costanzo Fedele per Questione Civile
Sitografia:
- www.fanpage.it
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