Spagna: da Primo de Rivera a Francisco Franco

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La Spagna dalla crisi del ’98 alla guerra civile

L’inizio del XX secolo segna per la Spagna la base su cui nascerà la dittatura di Francisco Franco. Una storia che comincia a fine ‘800 e proseguirà per buona parte del ‘900.

“Dittature europee nel secondo dopoguerra”
– N. 1
Questo è il primo numero della Rubrica di Area dal titolo Dittature europee nel secondo dopoguerra, appartenente all’Area di Storia Antica e Medievale

La crisi di fine ‘800 e la generazione del ‘98

I primi anni del ‘900 avevano lasciato presagire a pochi paesi quel che sarebbe stato il secolo venturo. La Bella Époque e il progresso erano per molti l’anticipazione di un futuro radioso. Non però per la Spagna, che poco prima dell’alba del XX secolo aveva dovuto fare i conti con la crisi coloniale: il cosiddetto disastro del 1898 aveva spazzato via l’impero coloniale spagnolo e fatto oltre quarantaquattromila vittime.
Nel giro di un anno di guerra, Cuba era diventata indipendente; Porto Rico, Filippine e Isola di Guam erano state cedute agli Stati Uniti. E ancora le Isole Marianne e le Isole Caroline, ultimi possedimenti nel Pacifico, furono vendute alla Germania. Era la base su cui sarebbe cresciuto un secolo segnato dalla violenza e dalle dittature. Il Paese ne usciva sconfitto a livello militare e morale: la grandezza della Spagna si era ridotta ai possedimenti nel nord del Marocco.

La crisi del 1898 ebbe effetti anche sull’arte, dando vita alla cosiddetta generazione del ’98.
Malgrado il nome, si tratta di una corrente che raggiunse il massimo impegno nella prima metà degli anni ‘10: anni che anticipano la Prima Guerra Mondiale, alla quale la Spagna non parteciperà, rimanendo neutrale.
Scrittori, poeti e saggisti – tra cui Miguel de Unamuno – provenienti da storie personali e artistiche differenti.
Un paese che doveva rialzarsi, guardare al futuro e immaginare un destino diverso.
Non era solo per la situazione interna: anche il confronto con le altre nazioni spingeva alla riflessione su che cosa la Spagna dovesse fare del suo domani.
Tuttavia, in questa riflessione spiccava il tentativo di tornare al tradizionalismo, di guardare alla letteratura classica spagnola e recuperare da lì una visione del paese. Così come il ricongiungimento con il territorio, soprattutto quello castigliano, considerato il cuore dell’identità spagnola.

Dalla prima guerra mondiale alla Spagna di Primo de Rivera

Un secondo periodo di forte crisi si aprì nel 1917, mentre il mondo era impegnato sul fronte della Grande Guerra:
la neutralità spagnola non era sufficiente a tenere il Paese lontano dagli sconvolgimenti che stavano attraversando l’Europa: da un lato la situazione economica, dall’altro il vento socialista che arrivava dalla Russia della Rivoluzione d’ottobre. E, proprio come sul finire del XIX Secolo, anche sul piano estero la Spagna faticava.

Tra il 1921 e il 1926, con l’aiuto dei francesi, il Paese si trovava a dover combattere la ribellione delle zone conquistate del Marocco. Una guerra lunga, che toglierà agli spagnoli altri ventitremila soldati e ridurrà ancora la popolarità del Regno di Alfonso XIII. Si fa sempre più forte il desiderio di una guida unica, di polso, capace di gestire la situazione ovvero un uomo solo al comando che sappia riportare ordine e lustro.
Arriverà, sarà Miguel Primo de Rivera.

Miguel Primo de Rivera y Orbaneja era un generale, aveva partecipato alle guerre del 1898 ed è capitano generale della Catalogna nel 1923. Se un anno prima Mussolini aveva marciato su Roma, a Primo de Rivera basta un proclama per far ritirare il primo ministro Garcia Prieto. È il 13 settembre 1923.
Due giorni dopo, col supporto del Re Alfonso XIII, il governo legittimo veniva sostituito da un direttorio a cui seguiva lo scioglimento delle Camere: iniziava così la prima dittatura spagnola del XX Secolo, destinata però a durare pochi anni.
Nato in un periodo di crisi anche militare, il governo di Primo de Rivera fu in grado appena di risolvere la questione marocchina.
Non riuscì a trovare spazio nel mondo civile, neanche in quello che per ideologia gli poteva essere affine.
Travolto anche dal mondo militare, che provò a cospirargli contro, Primo de Rivera si dimise nel 1930.

Gli anni della sinistra e le rivolte asturiane

Dopo Primo de Rivera, la Spagna, ora Repubblica, va a elezioni e consegna la vittoria a una coalizione repubblicana e socialista, guidata da Manuel Azana.
Sono i primi anni ’30 e l’Europa sta scivolando nella spirale di destra che la porterà al suo momento più buio. In Italia Mussolini governa da quasi un decennio, la Germania sta preparando il terreno all’ascesa di Hitler. Il governo di Azana dura meno di tre anni, vittima tanto degli oppositori esterni quanto dell’insoddisfazione rivoluzionaria della sinistra.
Sul finire del 1933, la vittoria elettorale è della destra, che prova a tornare al pre-Azana. È la miccia che porterà alla guerra civile.

Le forze politiche della sinistra, soprattutto i socialisti, non sono in grado di rispondere alla violenza che chiedono le piazze; settimana dopo settimana diverse città reagiscono con violenza al nuovo esecutivo. A cominciare da Barcellona, che proclamò l’indipendenza della Catalogna, durando però appena pochi giorni. 

La rivolta più lunga e profonda fu quella asturiana: cominciò il 5 ottobre del 1934, guidata dai minatori che si opponevano tanto al governo di destra quanto al sistema capitalistico in generale. La paura del fascismo si univa al desiderio di una rivoluzione socialista.
La regione fu rapidamente posta sotto il controllo dei lavoratori insorti, che costruirono comitati rivoluzionari per la gestione delle diverse città.

Il governo nazionale utilizzò la repressione, colpendo via terra e via aria, con due generali all’epoca impegnati in Africa; Manuel Goded e Francisco Franco. Ma fu un terzo generale, Eduardo López Ochoa, a dare il via alla trattativa contro i ribelli il 18 ottobre. I termini prevedevano anche lo stop all’avanzata delle truppe provenienti dall’Africa, condizione che però non venne accettata dal ministero della guerra. I militari entrarono nelle Asturie e repressero con la forza l’insurrezione popolare, lasciando dietro di sé centinaia di vittime.

La guerra civile in Spagna (1936-1939)

Nel 1936 la Spagna venne chiamata di nuovo alle urne; questa volta la vittoria fu delle forze di sinistra, che oltre ai repubblicani e ai socialisti, accolsero anche comunisti e anarchici.

Ma la maggioranza politica non bastò a calmare chi vorrebbe una Spagna socialista. Se da un lato la sinistra continuò ad avere una sponda che volle imbracciare le armi, a destra la paura bolscevica continuò ad essere alimentata.
Nel 1933 José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore, fonda la Falange Española, che si presentò alle elezioni del 1936 da solo, non riuscendo a eleggere nessun candidato.
L’avanzata socialista creò però il clima giusto per consentire a Primo de Rivera di aumentare i suoi seguaci, destando la preoccupazione del governo.

Pochi mesi dopo le elezioni, la Falange venne dichiarata fuorilegge, i suoi membri processati e Primo de Rivera giustiziato. Ma non fu la fine, fu un altro inizio ovvero quello di una guerra che riguardò la Spagna ma colpì tutta l’Europa; da un lato le forze di destra, sostenute dai regimi di Italia e Germania; dall’altro quelle di sinistra, aiutate da volontari e supportare dall’Unione Sovietica.
Furono le prove generali della Seconda Guerra Mondiale, in termini di alleanze e di armamenti.
Le truppe di Francisco Franco, temporaneamente di nuovo stanziate in Africa, fecero ritorno in Spagna.
Avallato dai governi fascisti europei, riuscì a divenire Generalísimo, comandate delle forze armate prima e dell’intera alleanza di destra dopo. Se Franco ha unificato le forze Falangiste, diversa era la situazione dell’esercito repubblicano, segnato da divisioni interne tra socialisti e anarchici.
La resistenza dei repubblicani durò due anni, ma alla fine del 1938 la guerra civile venne data per persa.

Tra gennaio e marzo del 1939 cadde anche Barcellona.

Francisco Franco

Nato in Galizia nel 1892, Francisco Franco era il primo di due figli, discendenti di una famiglia con forti legami col mondo della Marina Militare. Nonostante questo, sia lui che il fratello Ramón perseguirono la strada dell’esercito con la fanteria.
La scelta di allontanarsi dalla Marina arrivò per Franco giovanissimo, quando lasciò l’Accademia navale per quella militare di Fanteria, dove si diplomò diciottenne.

La sua carriera militare ebbe inizio quasi subito in Africa, dove rimase quasi ininterrottamente dal 1912 al 1926.
Nel continente al di là di Gibilterra, la carriera di Francisco Franco prese una rapida accelerata: tenente colonnello nel 1923, colonnello nel 1925. Nel 1926, poco più che trentenne, è generale. Il più giovane d’Europa.
Nei quattordici anni del suo mandato africano, Franco ebbe una breve parentesi spagnola che dura tre anni, dal 1917 al 1920: anche in patria, la sua potenza militare non attende a farsi conoscere.

La fine della dittatura di Primo de Rivera e l’avvento della Repubblica non furono graditi a Franco, che tuttavia restò nei ranghi militari. Il Generale è di nuovo in Spagna, dove per qualche anno resta a capo dell’Accademia militare di Zaragoza. Le Asturie sono per due volte il suo banco di prova: prima nel 1917, anno in cui fu chiamato a reprimere alcuni scioperi, e poi nel 1934, durante le insurrezioni dei lavoratori.
Il suo potere, prima militare e poi politico, si consacra durante la guerra civile; prese in mano le forze Falangiste, guidandole alla vittoria nei primi mesi del 1939.
Il 1 aprile 1939 è a capo del nuovo Governo.
Ha inizio la dittatura.

Francesca Romana Moretti per Questione Civile

Sitografia

historia-hispanica.rah.es

humanidades.com

treccani.it

clio.rediris.es

storiaxxisecolo.it

anpi.it

senderosdelahistoria.wordpress.com

Bibliografia

Miguel Ángel del Arco Blanco, La dittatura franchista, Genealogie e geografie dell’anti-democrazia nella crisi europea degli anni Trenta – Fascismi, corporativismi, laburismi- a cura di Laura Cerasi

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