L’importanza di un approccio multidisciplinare nell’ artrite psoriasica
L’ artrite psoriasica è una malattia infiammatoria cronica che colpisce prevalentemente le articolazioni in pazienti che hanno una storia personale di psoriasi o che hanno parenti di primo grado affetti da questa malattia.
La psoriasi è, infatti, una malattia infiammatoria cronica della pelle che induce una crescita anomala dell’epidermide. Quest’ultima comporta un’infiammazione cutanea e un disordine di crescita dei cheratinociti che portano alla formazione di placche rilevate, di colore rosso molto accese e rivestite da squame bianche. Le localizzazioni più comuni sono i gomiti, le ginocchia e il cuoio capelluto, ma può colpire tutte le aree corporee, comprese le unghie, la zona genitale e la regione dietro le orecchie.
L’incidenza dell’ artrite psoriasica
La maggior parte delle persone sviluppa prima la psoriasi e in seguito l’ artrite psoriasica, ma in casi piuttosto rari può anche accadere il contrario. La massima incidenza si ha nelle persone tra i 30 e i 50 anni, senza particolari differenze tra popolazione maschile e femminile. Si stima che tra il 30 e il 40% dei pazienti affetti da psoriasi sia soggetto a tale patologia.
Il problema di tale patologia risiede molto frequentemente nel ritardo della diagnosi. Infatti, l’ artrite psoriasica e le spondiloartriti impiegano circa sette anni per ricevere una diagnosi corretta, vista l’eziologia multifattoriale e dunque più complessa della patologia. È per questo motivo che i dermatologi insieme ai reumatologi stanno cercando di sensibilizzare i pazienti con una storia personale o familiare di psoriasi nel riconoscimento precoce dei sintomi. Infatti, una diagnosi precoce è fondamentale per contrastare i gravi danni articolari, talora invalidanti, legati al dolore e alla tumefazione delle articolazioni e dei tendini.
Una patologia multifattoriale: i fattori predisponenti dell’ artrite psoriasica
Pur non essendo il meccanismo patogenetico del tutto compreso, è certo che l’ artrite psoriasica insorge nel momento in cui il sistema immunitario attacca in modo anomalo le cellule sane dell’organismo. Questo meccanismo patogenetico è responsabile dell’infiammazione delle articolazioni e della produzione anomala dei cheratinociti, dando origine alle tipiche placche psoriasiche.
Alla base della disfunzione del sistema immunitario è stata dimostrato esserci una combinazione di fattori genetici, ambientali e immunologici che concorrono allo sviluppo della patologia, che può a pieno titolo essere considerata una malattia multifattoriale. La predisposizione genetica gioca un ruolo significativo, come dimostrato dall’aumento del rischio di sviluppare la patologia tra i familiari di primo grado dei pazienti con artrite psoriasica o con psoriasi.
Tra i fattori ambientali sono state studiate le infezioni batteriche e quelle virali, ma anche i traumi fisici o le forti situazioni di stress possono contribuire al suo sviluppo. Dalle ricerche più recenti è emerso un ruolo chiave svolto dal microbiota intestinale che, con la sua azione di modulazione del sistema immunitario, potrebbe favorire l’insorgenza della malattia.
Le principali manifestazioni cliniche dell’ artrite psoriasica
Le modalità di presentazione dell’ artrite psoriasica possono essere estremamente varie. In alcuni casi il paziente avverte dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni con un decorso simile a quello dell’artrite reumatoide. Invece, nella maggior parte dei casi, le manifestazioni più tipiche sono differenti. Tra queste possiamo riscontrare le seguenti manifestazioni cliniche:
- dolore, gonfiore e arrossamento di uno o più dita delle mani e dei piedi. Gli arti cominciano ad assumere un aspetto definito “a salsicciotto” molto tipico. Questa manifestazione è clinicamente definita come dattilite;
- dolore lombare e dolore gluteo soprattutto a riposo. Il dolore per il paziente diventa molto impattante sulla qualità della vita, fino a costringere il paziente a risvegli notturni e ad una prolungata rigidità al mattino. Ciò è dovuto all’infiammazione delle articolazioni intervertebrali e di quelle sacroiliache, causando la spondilite e la sacroilieite;
- entesite, ossia dolore nel punto in cui i tendini e i legamenti si connettono all’osso. L’infiammazione coinvolge più frequentemente il tallone, causando la tendinite achillea, e la pianta del piede, causando la fascite plantare.
La malattia può, inoltre, associarsi a manifestazioni extra-articolari. Infatti l’infiammazione può colpire le unghie dando onicopatia, in cui si assiste all’ispessimento delle unghie, alle alterazioni del colore delle unghie e alla presenza di solcature e striature. La patologia può inoltre colpire anche l’intestino e associarsi frequentemente alle malattie infiammatorie croniche più note, quali la rettocolite ulcerosa ed il morbo di Crohn. Infine può essere colpito l’occhio, le cui manifestazioni più frequenti sono l’uveite anteriore acuta e la congiuntivite.
La diagnosi dell’ artrite psoriasica
La diagnosi si basa principalmente sulla storia clinica del paziente e sui sintomi e segni clinici di malattia. Non esistono degli esami di laboratorio specifici per confermare la diagnosi di artrite psoriasica; esistono, tuttavia, degli esami che possono aiutare nella diagnosi differenziale: questi esami, infatti, ci permettono di escludere altre forme di artrite, come l’artrite gottosa e l’artrite reumatoide.
I principali esami di laboratorio indagano principalmente lo stato infiammatorio generale del paziente che viene valutato tramite il dosaggio della proteina C reattiva (PCR) e della velocità di eritrosedimentazione (VES). Tuttavia, un aumento di questi indici di flogosi non risulta assolutamente specifico per l’artrite psoriasica dal momento che qualsiasi infezione in corso può essere una causa di questo aumento.
In circa la metà dei pazienti affetti da artrite psoriasica con un coinvolgimento della colonna vertebrale è presente il gene HLA-B27, il quale si può rilevare attraverso un semplice prelievo ematico per indirizzare la diagnosi. Infine, si può effettuare un’artrocentesi, ovvero un prelievo del liquido sinoviale contenuto nell’articolazione, nel caso in cui la patologia coinvolga solo una o due grandi articolazioni. L’artrocentesi permette di esaminare la natura del liquido sinoviale e ricercare l’eventuale presenza di batteri o di cristalli per indagare o meno la natura infiammatoria della patologia.
Un ulteriore mezzo di indagine risultano essere gli esami radiologici, come l’ecografia, la radiografia e la risonanza magnetica nucleare. L’ecografia, essendo un esame di primo livello, permette di evidenziare i segni infiammatori a livello delle articolazioni e delle strutture tendinee periarticolari. Si ricorre, invece, agli esami radiografici (RX) per escludere le alterazioni ossee che riguardano le fasi più avanzate di malattia.
Un’indagine ecografica di secondo livello è la risonanza magnetica nucleare, la quale è in grado di mostrare i segni infiammatori articolari, tendinei e le alterazioni ossee fin da una fase molto precoce.
La terapia dell’ artrite psoriasica: la svolta dei farmaci biologici
La terapia dell’ artrite psoriasica ha l’obiettivo, come la gran parte delle terapie per patologie reumatologiche, di controllare la sintomatologia infiammatoria e di prevenire la progressione dei danni articolari permanenti. L’obiettivo della terapia è in primis quello di ottenere la remissione clinica dell’ artrite psoriasica, ma in una visione globale è possibile affermare che l’obiettivo del medico specialista è quello di migliorare nella sua totalità la qualità della vita del paziente.
Oltre ai principali farmaci antinfiammatori, che permettono di alleviare i segni e i sintomi della malattia nel breve termine, ci sono i farmaci di fondo che invece mirano a modificare il decorso della malattia. Tra questi si riscontrano i farmaci tradizionali come il metotrexato, antagonista della sintesi dell’acido folico, e un farmaco batteriostatico, la sulfasalazina. Questi due farmaci sono in grado di controllare la sintomatologia infiammatoria e di rallentare la progressione della malattia.
Oltre ai farmaci tradizionali, la nuova frontiera dell’immunoterapia è data dai farmaci biologici, ovvero dagli anticorpi monoclonali. Questi ultimi hanno un’azione mirata dal momento che bloccano specifiche citochine infiammatorie, come il TNF-α, l’IL-17 e l’IL-23, riducendo così l’infiammazione e il danno articolare. Il nome del farmaco immesso in commercio dalla Commissione europea nel giugno 2023 è Bimekizumab, la cui azione permette di inibire selettivamente le Interleuchine IL-17A e IL-17F.
Infine, l’ultima tipologia di farmaci utilizzati nella terapia dell’ artrite psoriasica è data dagli Inibitori delle Janus chinasi (JAK), che interferiscono con le vie di trasduzione del segnale coinvolte nel processo infiammatorio. Questi ultimi offrono un’opzione terapeutica molto innovativa, dal momento che tutt’oggi sono assunti dai pazienti che non rispondono ai trattamenti precedenti citati.
Giulia Marianello per Questione Civile
Bibliografia:
Montecucco, Conti, Caporali, Cutolo, Doria, Reumatologia, Idelson-Gnocchi, 2021.
Sitografia:
www.msdmanuals.com